Ancora niente internet per milioni di iraniani. Dopo le proteste esplose il 15 novembre nella Repubblica Islamica, innescate dall’aumento del prezzo della benzina, milioni di iraniani non hanno la connessione internet sui loro cellulari e il Parlamento di Teheran si mobilita per chiedere la revoca del blocco. “Le rivolte sono finite, soprattutto a Teheran, la gente spera di poter usare di nuovo internet anche con i cellulari”, affermano – secondo l’agenzia Dpa – 30 parlamentari in una missiva inviata al ministero delle Telecomunicazioni. Internet è stato bloccato nei giorni scorsi dal Consiglio per la Sicurezza nazionale per impedire la diffusione di notizie, foto e video delle proteste. Per quasi una settimana circa 80 milioni di iraniani sono stati colpiti dal blocco di internet, revocato giovedì scorso, ma non – sottolinea la Dpa – per la telefonia mobile.
Secondo Amnesty International sarebbero almeno 106 i manifestanti uccisi in 21 città. Secondo Human Rights “200 persone sono state uccise e più di 3.000 sono rimaste ferite tra venerdì e lunedì” scorsi. Non esiste un bilancio ufficiale delle vittime.
“L’Iran – ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump – è diventato così instabile che il regime ha bloccato l’intero sistema internet in modo che il grande popolo iraniano non possa parlare dell’enorme violenza che sta avvenendo all’interno del paese”. Le autorità di Teheran “vogliono zero trasparenza, pensando che il mondo non scoprirà la morte e la tragedia che il regime iraniano sta causando”.
Nel 2009, quando gli iraniani scesero in piazza per protestare contro la contestata rielezione dell’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad, il blocco di internet non fu ai livelli di queste ultime manifestazioni.