Il Museum de Fundatie di Zwolle, nei Paesi Bassi, risarcirà 200.000 euro gli eredi del collezionista Richard Semmel, costretto a vendere nel 1933 il quadro “Cristo e la Samaritana al pozzo” (1653) di Bernardo Strozzi, uno dei più importanti pittori italiani del periodo Barocco – così riporta un articolo sul The Jerusalem Post.
Prima dello scoppio della guerra, il collezionista d’arte e imprenditore tessile, Richard Semmel, ebreo originario di Solbodka, in Polonia, viveva a Berlino, con la moglie Clara Cäcilie Brück. Nel 1933, perseguitato dai funzionari nazisti anche per il ruolo centrale che aveva nell’attività tessile e per il suo coinvolgimento con il Partito Democratico tedesco, fuggì dalla città. Si rifugiò prima in Olanda, dove mise all’asta parte della sua collezione, compreso il dipinto di Bernardo Strozzi e nel 1939 si stabilì a New York. Il dipinto fu poi acquistato da Dirk Hannema , fondatore del Museum de Fundatie.
Per anni si è portata avanti un’aspra disputa su chi fosse il legittimo proprietario dell’opera d’arte: il fondatore del museo o gli eredi del collezionista Richard Semmel.
Attualmente il dipinto si trova nel Museum de Fundatie, che ha deciso di risarcire gli eredi di Semmel, nonostante nel 2013 la commissione olandese per le restituzioni avesse dichiarato che: “Il Museo non è obbligato a restituire il dipinto “Cristo e la Samaritana al pozzo” di Bernardo Strozzi ai richiedenti né a pagare loro alcun compenso”.
Ma il Museo olandese ha sostenuto che l’opera fosse troppo importante per la collezione e per il pubblico e – come spiega The Art newspaper – un rapporto del 2020 ha definito “inappropriata” le politica della commissione per le restituzioni. Di conseguenza, è stato firmato un accordo secondo il quale il Museo “compenserà la perdita del dipinto causata dalla persecuzione nazista con 200.000 euro agli eredi di Semmel. Il dipinto potrà restare nel Museum de Fundatie e gli eredi riconosceranno i diritti di proprietà del Museo”.
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