
La Banca Centrale del Libano ha emesso una circolare con cui vieta a banche e istituzioni finanziarie di condurre transazioni con una struttura creditizia legata a Hezbollah e considerata da anni il pilastro finanziario dell’organizzazione terroristica. Lo riferisce Reuters.
La decisione segna un passo significativo nel contrasto al sistema economico parallelo che Hezbollah ha consolidato in Libano dagli anni ’80. Fondata proprio in quel decennio, Al-Qard Al-Hassan serve circa 300.000 persone ed è stata più volte definita dagli Stati Uniti come la “spina dorsale finanziaria” non solo di Hezbollah, ma anche di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese. Washington ha imposto sanzioni sull’istituto già nel 2007, seguita dall’Arabia Saudita nel 2021 e da Israele nell’ottobre 2024, quando il governo israeliano ha anche colpito alcune filiali dell’organizzazione con raid mirati. La mossa della Banca Centrale arriva in un momento di fragilità per Hezbollah, dopo i duri colpi subiti da Israele durante l’autunno 2024, culminati con l’eliminazione del leader Hassan Nasrallah, che era considerato il vero regista delle attività di Al-Qard Al-Hassan.
Secondo l’esperto di intelligence Haig Melkessetian, ex operativo dei Dipartimenti della Difesa e di Stato degli Stati Uniti, l’annuncio libanese sarebbe stato influenzato anche dalla recente conferenza del Law Enforcement Coordination Group (LECG), nato da una collaborazione tra Stati Uniti ed Europol e che coordina da un decennio gli sforzi internazionali per smantellare le reti finanziarie di Hezbollah. Durante la conferenza, è stato evidenziato il crescente stato di difficoltà economica del gruppo sciita libanese, che potrebbe spingerlo a intensificare le attività di raccolta fondi in America Latina, Africa e altrove. Il Dipartimento di Stato americano ha sottolineato l’importanza di azioni concrete per bloccare i “meccanismi finanziari e gli schemi criminali” del gruppo. Tuttavia, Melkessetian avverte che il provvedimento contro Al-Qard Al-Hassan è solo un primo passo. Il vero ostacolo alla riforma del sistema finanziario libanese, secondo l’ex analista, sarebbe il presidente del Parlamento Nabih Berri, in carica ininterrottamente dal 1992. “È l’ultimo residuo di una corruzione sistemica che il Libano sembra voler finalmente abbandonare”, afferma Melkessetian, sostenendo che il Tesoro statunitense dovrebbe sanzionare anche Berri per colpire davvero al cuore il sistema finanziario parallelo di Hezbollah. “Berri si presenta come amico dell’Occidente, ma in realtà sta cercando di ostacolare le riforme nominando suoi uomini all’interno della Banca Centrale, per proteggere le sue responsabilità passate”, spiega Melkessetian. “È come se la mafia mettesse un poliziotto corrotto a capo di un’indagine dell’FBI”.
Nel mirino ci sarebbero inoltre anche altri attori bancari: tra cui il Middle East & Africa Bank (MEAB), 15° istituto per volume di depositi in Libano, accusato di aver facilitato l’accesso di Al-Qard Al-Hassan al sistema bancario internazionale e che, secondo Melkessetian, avrebbe agito come canale di intermediazione per aggirare le sanzioni internazionali.