Uno studio, commissionato dal procuratore generale tedesco Peter Frank nel 2017, ha rilevato che nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale il sistema giudiziario del paese era in gran parte composto da ex-membri del partito nazista.
Nell’inchiesta di seicento pagine, intitolata “La sicurezza dello Stato nella guerra fredda”, lo storico Friedrich Kiessling e lo studioso di diritto Christoph Safferling hanno analizzato il periodo compreso fra gli anni Cinquanta e Settanta, rilevando un’iniziale significativa presenza nazista nella magistratura, che solo a metà degli anni Settanta è diminuita in maniera concreta.
L’ufficio era dunque la “continuazione perfetta di quanto praticato sotto il nazionalsocialismo”, e fu così fino al 1992 quando, due anni dopo la riunificazione nazionale della Germania, l’ultimo procuratore legato al nazismo lasciò l’ufficio. “Non c’è stata alcuna rottura con il passato” scrivono gli autori dell’inchiesta.
La presenza di ex nazisti nella Germania del dopoguerra era stata giustificata dalla necessità del paese di dover costruire un baluardo capitalista contro la minaccia comunista. Un obiettivo che ha permesso di chiudere un occhio sul precedente coinvolgimento dei propri funzionari nel Terzo Reich.
L’ufficio del procuratore Frank, che ha commissionato l’inchiesta, è una delle istituzioni più potenti del paese che gestisce casi di sicurezza nazionale, compresi terrorismo e spionaggio. Per l’inchiesta, i ricercatori hanno avuto accesso illimitato a centinaia di file classificati ed hanno scoperto che il perseguimento dei criminali di guerra nazisti all’epoca era minimo.