Si è spento venerdì, all’età di 103 anni Benjamin Ferencz. L’uomo era stato procuratore durante i processi secondari di Norimberga svolti al termine della seconda guerra mondiale. Ferencz fu inoltre tra i promotori della Corte penale internazionale. A riferire inizialmente la notizia Nbc, informazione poi confermata dal figlio del procuratore. Il suo lavoro contribuì ad inchiodare e condannare 22 comandanti degli squadroni della morte nazisti. Durante i processi di Norimberga Ferencz aveva 27 anni e, fino ad oggi, era l’ultimo ex procuratore ancora vivo.
Per tutta la sua vita svolse un ruolo cruciale anche nel permettere e garantire il risarcimento dei sopravvissuti alla Shoah e nella creazione della Corte penale internazionale dell’Aia. Nato l’11 marzo del 1920, Ferencz, è stato un giurista ungherese naturalizzato statunitense, anch’egli di origine ebraica. Aveva solo 10 mesi quando la sua famiglia emigrò negli Stati Uniti e si stabilì a New York. La sua infanzia fu felice, tra le strade di Hell’s Kitchen, nonostante la povertà. Frequentò il City College di New York dove riuscì ad ottenere una borsa di studio per la Harvard Law School. Al termine della laurea si arruolò nell’esercito durante la seconda guerra mondiale, fu tra coloro che sbarcarono in Normandia. Solo in seguito fu trasferito in un’unità responsabile della raccolta di prove di crimini di guerra. Ferencz entrò in diversi campi di sterminio tra questi: Buchenwald, Mauthausen. Flossenburg ed Ebensee. Riuscì a vederli subito a poche ore o pochi giorni dalla loro liberazione. Era un potente difensore dei diritti umani, passione che riuscì a trasferire anche nella scrittura, riuscì infatti a pubblicare 9 libri e numerosissimi articoli. “Sono stato dannatamente fortunato a vivere così a lungo. Spero di aver fatto del bene durante la mia vita.” Ha detto Ferencz a Nbc News a novembre in quella che probabilmente fu la sua ultima intervista. “Oggi il mondo ha perso un leader nella ricerca della giustizia per le vittime del genocidio e dei crimini correlati”, ha scritto il museo di Washington per la memoria della Shoah.