
Emily Damari, israeliana liberata a gennaio dopo 471 giorni di prigionia a Gaza, ha espresso indignazione per l’assegnazione del Premio Pulitzer al poeta palestinese Mosab Abu Toha. In un post su Instagram, Damari ha condiviso che tale decisione contraddice i valori di verità, democrazia e dignità umana che il premio dovrebbe rappresentare. Abu Toha è stato premiato nella categoria Saggistica per i suoi scritti su Gaza, ricevendo ampio sostegno in ambito accademico e intellettuale. Tuttavia, la sua nomina ha riacceso il dibattito sul confine tra libertà artistica e responsabilità etica.
In precedenti post sui social media, Abu Toha ha messo in discussione la definizione di “ostaggi” per gli israeliani rapiti da Hamas e ha negato l’uccisione della famiglia Bibas da parte dei loro rapitori. In particolare, il 24 gennaio 2025, ha pubblicato una foto di Damari, allora ancora prigioniera e ha scritto: “Come può questa ragazza essere definita un ostaggio?”.
Damari ha descritto la sua esperienza di prigionia come segnata da fame, abusi e umiliazioni, sottolineando che Abu Toha ha negato la realtà delle sofferenze subite dagli ostaggi, paragonandolo a un negazionista della Shoah e accusando il comitato del Pulitzer di aver premiato qualcuno che nega crimini documentati. Damari ha definito la decisione “un affronto alla verità”, sostenendo che premiare un uomo che nega l’esistenza degli ostaggi e relativizza le atrocità commesse nei confronti dei civili israeliani sia un “fallimento umano”, non solo morale.