Ha suscitato molta indignazione la frase pronunciata dal leader dei palestinesi Mohamed Abbas (che i suoi sostenitori chiamano per lo più col nome onorifico Abu Mazen, “padre di Mazen”, il suo primogenito morto anni fa), durante la conferenza stampa col cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Israele – ha detto Abbas – ha commesso 50 Shoah nei confronti dei palestinesi”. Di fronte alla ferma e immediata reazione di Scholz e all’indignazione internazionale, il dittatore ha fatto una penosa marcia indietro, sostenendo di non essere stato capito.
Una gigantesca menzogna
Naturalmente la dichiarazione di Abbas è insensata, non merita neppure di essere discussa e smentita. Basta solo citare un fatto inequivocabile, al di là di qualunque ragionamento politico. La Shoah è un genocidio, la distruzione di un popolo; anche prescindendo da tutte le discussioni sull’esistenza storica di un popolo palestinese, le statistiche dicono che nel territorio fra il Giordano e il Mediterraneo prima della fondazione di Israele i musulmani erano circa un milione e oggi, settantacinque anni dopo, secondo i dati forniti dall’Autorità Palestinese, sono fra i quattro e i cinque milioni. Un gruppo umano che si moltiplica per quattro o cinque in tre generazioni non ha certamente subito un genocidio. O “cinquanta Shoah”.
Perché questa clamorosa bugia?
La frase di Abbas non è un errore, un semplice slogan propagandistico fuori posto. Come spiega Mordechai Kedar, uno dei più importanti studiosi israeliani di politica araba, l’incidente è avvenuto “perché Abbas sta invecchiando, sta perdendo le sue capacità mentali e inizia a dire quello che pensa veramente. Se fino ad ora si è trattenuto, ora non ha più la capacità di controllarsi”. Secondo Kedar, già “la tesi di laurea di Abbas [sostenuta nel 1982 all’università per stranieri di Mosca, quando secondo molti egli sarebbe stato reclutato dal KGB e intitolata “L’altro lato: la relazione segreta tra nazismo e sionismo”] era centrata sulla negazione della Shoah. Ma soprattutto Abbas comprende bene che l’intera idea palestinese si basa sulla negazione della storia israeliana ed ebraica. Ritiene che il ristabilimento dello Stato di Israele nel 1948 sia stato, in un modo o nell’altro, una conseguenza della Shoah, che dopo la Shoah il mondo abbia deciso che non c’era altra scelta che creare uno Stato per gli ebrei. Di conseguenza, pensa che se riesce a mettere in dubbio la storia della Shoah, potrebbe minare la ragione dell’esistenza dello Stato d’Israele, e questo è tutto il suo scopo nella vita. Per questo fine cerca di minimizzare o negare la Shoah e i suoi orrori, soprattutto in presenza dei tedeschi affinché smettano di basare sulla Shoah la loro politica nei confronti di Israele”. Fino a qualche tempo fa, Abbas “cercava di essere politicamente corretto perché si rendeva conto che contestare l’esistenza dell’Olocausto o minimizzarlo lo rendeva ridicolo, specialmente in Europa e ancor di più in Germania. Ma ora sta invecchiando, sta perdendo la sua capacità di controllare ciò che dice” e quindi si lascia andare a discorsi che per chi conosce la storia appaiono grotteschi, ma che esprimono tutto il suo odio per Israele e per gli ebrei.
Le menzogne di Abbas
Abbas, come molti esponenti dell’islamismo e del palestinismo, è abituato a un uso continuo della menzogna e della dissimulazione. Per esempio, ha sostenuto di essere stato cacciato da Israele dalla città natale di Safed, mentre risulta che la sua famiglia abbandonò la città durante l’offensiva araba del ’48.
Monaco
Un altro tema su cui Abbas ha molto cercato di confondere le acque è la strage di Monaco. Il capo degli assassini, Mohammed Oudeh, meglio conosciuto come Abu Daoud, nella sua autobiografia lo indicò come uno dei tre dirigenti di Fatah che lo aiutarono nella pianificazione del massacro. Abbas ha sempre smentito di aver partecipato alla pianificazione dell’attentato, ma è chiaro che ha contribuito al suo finanziamento. Va notato che ha tirato fuori la menzogna delle “50 Shoah” proprio in seguito a una domanda di un giornalista che gli chiedeva se intendesse scusarsi con Israele per il massacro. In realtà, la strage di Monaco è esaltata e celebrata dai media e dai politici dell’Autorità Palestinese. Abu Mazen stesso ha sempre dichiarato che la cosa più intoccabile per lui nella sua gestione politica sono i fondi dedicati a premiare i terroristi riconosciuti colpevoli di aver ucciso degli ebrei.