“Nulla sara’ piu’ come prima, al contrario, tutto restera’ esattamente uguale”. Lo sostiene lo scrittore francese Michel Houellebecq in un articolo su Repubblica di alcuni giorni fa, sostenendo che “l’Occidente non e’ per l’eternita’, per diritto divino, la zona piu’ ricca e sviluppata del mondo: tutto questo e’ finito, e gia’ da un bel po’, non e’ certo uno scoop. Se poi si va a guardare nel dettaglio, la Francia ne esce un po’ meglio di Spagna e Italia, ma meno bene della Germania; e anche in questo caso, non si puo’ dire che sia una grossa sorpresa”. Cosicche’ puo’ addirittura dire che “il decorso di questa epidemia e’ straordinariamente normale” afferma lo scrittore, mentre la stessa “offre una meravigliosa ragion d’essere a questa tendenza pesante: una certa obsolescenza che sembra colpire le relazioni umane”. Per Houellebacq, “da diversi anni l’insieme delle evoluzioni tecnologiche, sia quelle minori (il video on demand, i pagamenti contactless) che quelle piu’ importanti (il telelavoro, gli acquisti via internet, i social network) hanno avuto come principale conseguenza (come principale obiettivo?) di diminuire i contatti materiali, e soprattutto umani”. E tutte queste tendenze, chiarisce, come anche il fatto che “le persone muoiono sole nelle loro stanze d’ospedale o nelle case di riposo, vengono subito seppellite senza invitare nessuno, in segreto” esistevano di fatot “gia’ prima del coronavirus: si sono semplicemente manifestate in modo piu’ evidente”. Quindi? “Non ci risveglieremo, dopo il confinamento, in un mondo nuovo: sara’ lo stesso, un po’ peggio”, conclude lo scrittore francese. (AGI)