“La farò in mille pezzi” ha affermato l’imprenditore ebreo Daniel Sielecki, che si è offerto di acquistare e poi distruggere un’imponente aquila di bronzo nazista, dal peso di oltre 350 kg, che sostiene tra gli artigli una svastica.
Il cimelio è stato ritrovato al largo delle coste dell’Uruguay da una spedizione finanziata da privati nel 2006. L’aquila decorava la poppa della nave militare ‘Admiral Graf Spee’, fiore all’occhiello della marina da guerra nazista, la Reichskriegsmarine: soprannominata ‘il Titanic di Hitler’, la nave era piccola ma molto potente. Intrappolata dagli incrociatori della Royal Navy britannica nella baia di Montevideo, fu affondata per ordine del suo comandante il 17 dicembre del 1939.
Dopo il suo recupero, il cimelio fu esposto al pubblico per un breve periodo, suscitando però le critiche del governo tedesco. In seguito, fu spostato in un magazzino custodito dalla marina uruguaiana. Al tentativo di mettere all’asta l’aquila nazista, si oppose il comitato ebraico uruguaiano, temendo che ciò avrebbe consentito a gruppi neonazisti di entrare in possesso del manufatto.
Nel 2019 una sentenza del tribunale d’appello stabilì la vendita all’asta del cimelio, il cui ricavato sarebbe andato alla compagnia di salvataggio privata.
Secondo il sito Arutz Sheva, il businessman argentino Daniel Sielecki, che attualmente vive in Uruguay, ha espresso la volontà di acquistare l’imponente simbolo della Germania nazista, per evitare che cada in mani sbagliate: “Una volta che sarà in mio possesso, la farò immediatamente esplodere in mille pezzi – ha detto Sielecki – Ogni frammento, prodotto dall’esplosione, sarà polverizzato. Non rimarrà più nulla”.
Dopo la sentenza, le autorità tedesche, invece, hanno acconsentito all’esposizione in uno spazio museale educativo. Anche il Simon Wiesenthal Center, in un comunicato, ha esortato l’Uruguay ad esporre l’aquila nazista in un museo, mettendo in guardia del pericolo dell’acquisto all’asta da parte di fanatici neonazisti, alimentando così il crescente mercato di estrema destra e dei suprematisti bianchi. “Esortiamo le autorità uruguaiane – ha affermato Shimon Samuels, direttore del Wiesenthal Center – ad assicurarsi che l’esposizione di questi simboli serva da monito per le generazioni future, su ciò che non dovrà mai più accadere”.