I consolati e le ambasciate israeliane sono oggi in sciopero in tutto il mondo nell’ambito di una controversia fra i ministeri degli Esteri e le Finanze sulla tassazione dei diplomatici. Al centro dello scontro c’è la nuova richiesta di pagamento di tasse sulle spese dei diplomatici che il ministero delle Finanze avrebbe dovuto compensare con un aumento di stipendio, mai arrivato. “A causa della decisione del ministero delle Finanze di rompere le intese raggiunte e firmate il 21 luglio 2019 e di applicare procedure unilaterali che alterano i protocolli in vigore da decenni, siamo costretti a chiudere le missioni diplomatiche”, recita un comunicato del ministero degli Esteri, spiegando che non verranno erogati servizi al pubblico e nessuno potrà accedere a consolati e ambasciate. “I dipendenti del ministero degli Esteri devono pagare le tasse come ogni cittadino d’Israele – ha risposto il ministero delle Finanze – ci rincresce che nel tentativo di migliorare la loro situazione personale, i dipendenti del ministero degli Esteri abbiano scelto di evitare di pagare le tasse e colpire servizi essenziali. I dipendenti del ministero degli Esteri non sono al di sopra della legge”.
Non è la prima volta che esplode il malcontento fra i diplomatici israeliani, già scesi in sciopero nel 2014 per i salari e le condizioni di lavoro. La rete diplomatica conta 69 ambasciate, 23 consolati e cinque missioni speciali, compresa quella presso l’Onu. Il ministero ha subito diversi tagli di bilancio e in settembre ha dovuto congelare diverse attività per mancanza di fondi, ricorda il sito Times of Israel. (Cif/AdnKronos)