“Quello che ho fatto, era semplicemente il mio dovere. Disubbidire alle leggi di allora, era la sola cosa normale da fare”, raccontava Andrée Geulen-Herscovici, l’insegnante belga che salvò oltre mille bambini ebrei durante la Shoah, mettendo a rischio la propria vita. È venuta a mancare lo scorso 1° giugno a Ixelles, in Belgio, all’età di 100 anni.
Nata a Bruxelles il 6 settembre 1921, Geulen già a ventun anni insegnava alla scuola Gaty de Gamont. Nel 1942, dopo aver visto alcuni dei suoi alunni indossare la stella gialla, dispose che tutti i bambini, ebrei e non ebrei, portassero il grembiule in classe, per coprire l’umiliante simbolo d’ identificazione.
Non potendo restare inerme di fronte al terribile destino che li avrebbe colpiti, l’insegnante decise di unirsi al Comitato di Difesa clandestino (CDJ), cercando di mettere in salvo più bambini possibile.
Grazie all’aiuto della preside Ovile Ovart furono nascosti nell’edificio scolastico 12 giovani ebrei. Una notte, però, i tedeschi vi entrarono: sia gli studenti che Ovart con il marito furono arrestati e mandati ai campi di sterminio.
Geulen, fortunatamente, riuscì a fuggire alla retata nazista e per due anni continuò il suo lavoro di resistenza clandestina sotto falso nome. Ai bambini, che riusciva a nascondere, fornì nuove identità. Alla fine della guerra cercò di ricongiungere genitori e figli, di cui aveva tutti i nomi conservati in registri in codice.
Nel 1989 il suo nome è stato inserito tra i “Giusti fra le Nazioni” allo Yad Vashem che, nel 2007, le conferì la cittadinanza onoraria. Nel 2004 ricevette anche il “Mensch Prize” dal Jewish Community Centre (Cclj) di Bruxelles.
“È stata una vera eroina dell’umanità. Conserveremo il suo ricordo per sempre” – ha detto l’Ambasciatore israeliano in Belgio Emmanuel Nahshon.
“Siamo tutti orfani perché abbiamo perso una persona che ha dimostrato un comportamento esemplare di fronte alla barbarie nazista. – riporta in una nota la Comunità ebraica belga – Se ci fossero più donne e uomini come Andrée Geulen-Herscovici, il mondo sarebbe un posto migliore”.