Conosciuto come “uno degli umili eroi di Israele”, Murray Greenfield si è spento lo scorso 23 settembre, all’età di 98 anni, dopo una vita interamente dedicata al servizio pubblico e alla costruzione dello Stato di Israele.
Nato a New York l’11 settembre 1926, Greenfield fin da giovane dimostrò un grande amore ed attaccamento alle sue radici e una volontà incrollabile di contribuire alla rinascita del popolo ebraico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, servì nella Marina Mercantile degli Stati Uniti, ma la sua vita cambiò radicalmente quando, nel 1946, si unì all’Aliyah Bet, l’operazione clandestina che trasportava i sopravvissuti alla Shoah verso la Palestina, allora sotto mandato britannico.
Questa missione, a cui Greenfield partecipò come uno dei 250 volontari nordamericani, è raccontata nel suo celebre libro The Jews’ Secret Fleet. Le navi su cui questi giovani uomini salparono erano imbarcazioni di fortuna, destinate a superare il blocco imposto dal governo britannico, che trasportarono migliaia di ebrei sopravvissuti dall’Europa alla Palestina mandataria. Come ricorda Greenfield nel suo libro, oltre il 50% dei 70.000 ebrei giunti in Palestina in quegli anni lo fece a bordo di navi statunitensi, segnando così uno dei capitoli più importanti nella storia dell’immigrazione ebraica.
Dopo essere stato arrestato e detenuto dalle autorità britanniche a Cipro, Greenfield riuscì a trasferirsi definitivamente a Tel Aviv insieme alla moglie Hana Lustigova, una sopravvissuta alla Shoah originaria della Cecoslovacchia. Oltre ad aver contribuito alla fondazione di Israele, questa eroica figura è ricordata per il suo instancabile lavoro nel sostenere la comunità ebraica internazionale. Ad esempio, come membro fondatore dell’Association of Americans and Canadians in Israel, egli promosse progetti di mutui, fondi di prestito e abitazioni, contribuendo in questo modo alla crescita e allo sviluppo di Israele.
Nel 1981, Greenfield fondò la Gefen Publishing House, una casa editrice specializzata in pubblicazioni in lingua inglese, che nel corso degli anni è diventata una delle più influenti in Israele. Dopo la tragica morte del figlio Dror nel 2003, la gestione della casa editrice è passata all’altro figlio, Ilan, che tuttora la guida.
Anche in età avanzata, Murray non smise mai di dedicarsi al volontariato. Tra le tante organizzazioni a cui prestò il suo aiuto, vi furono la Friends of the Diaspora Museum e l’American Association for Ethiopian Jewry, con cui si impegnò attivamente per il sostegno degli ebrei etiopi.
Oltre a The Jews’ Secret Fleet, Greenfield scrisse numerosi altri testi, tra cui il popolare How To Be an Oleh – Or Things the Jewish Agency Never Told You (1970), una guida pratica per coloro che desideravano fare l’aliyah e stabilirsi in Israele. Con articoli e saggi pubblicati in varie riviste internazionali, tra cui il suo amato Jerusalem Post, continuò a raccontare la sua esperienza e la sua visione per il futuro del popolo ebraico.
Fino agli ultimi giorni, Greenfield conservò il suo spirito vivace, il suo inconfondibile accento newyorkese e una gioia di vivere che lo rese amato da tutti coloro che lo conoscevano. La sua famiglia, composta dal figlio Ilan, dalla figlia Meira, da 10 nipoti e 21 pronipoti, ha dichiarato: “Murray era un ebreo fiero, sionista e israeliano. Amava la vita e l’ha vissuta appieno per tutti i suoi 98 anni”.
Il funerale di Murray Greenfield si è tenuto il martedì a Kfar Adumim dove amici e familiari si sono riuniti per dirgli addio. Tuttavia, la sua eredità e il suo contributo alla fondazione dello Stato di Israele continueranno a vivere attraverso le generazioni future, ricordando a tutti noi il valore del coraggio, della solidarietà e della dedizione di un “eroe della speranza”.