Masal Pas Bagdadi era una scrittrice e psicoterapeuta di bambini, adolescenti e adulti. Nata nel 1938 in Siria a Damasco, alla verdissima età di cinque anni, per le persecuzioni antisemite, con la sorella affronta il trauma della fuga e dell’ingresso illegale in Palestina. Il kibbutz la accoglie, diventa il suo mondo, il luogo in cui trova un universo parallelo alla famiglia, dopo l’abbandono forzato della mamma e degli affetti nel suo paese d’origine.
A Milano ha dedicato tempo ed energie alle persone che cercavano conforto nel suo dolce sorriso, nella sua grande umanità: “Le mie vecchie angosce – diceva – mi sono servite a identificarmi con le sofferenze degli altri. La speranza e la voglia di vivere, oltre a farmi sopravvivere da piccola, mi hanno portato a vivere pienamente ciò che mi accadeva. Voglio mettere al servizio degli altri la mia esperienza, fare capire agli adulti come ragionano e sentono i bambini, quali interventi adottare per aiutarli a crescere bene, per diventare degli adulti solidi. Penso che occuparmi delle sofferenze degli altri sia ‘il mio destino ’…”
Il suo nome significa fortuna e certamente fortunati sono stati i bambini che hanno partecipato alle attività educative dell’associazione no profit Chi sono io o frequentato il Centro giochi di Masal o chi ha ammirato la sua mostra itinerante sulla ricerca dell’identità attraverso il disegno.
I libri e le pubblicazioni di cui è stata autrice sono davvero tanti, impossibile non rimanere affascinati dalla semplicità del racconto autobiografico di ‘A piedi scalzi nel Kibbutz’ e ‘Mamma Miriam’ per arrivare a ‘Ho fatto un sogno’, dedicato al nonno Moshe, che le ha trasmesso le tradizioni antiche e ai nipoti Elia, Adam e Raphael. Masal pianificava le presentazioni, desiderosa com’era di condividere il più forte messaggio del libro: l’amore che trasmette la visita al cimitero di Tel Aviv in un affascinante intreccio di fantasia, ricordi, nostalgia e realtà, in cui passato, presente e futuro si fondono in una sola parola: speranza.