Bruno Di Porto (z.l.) nacque a Roma il 17 luglio del 1933 e al momento dell’emanazione delle leggi antiebraiche del 1938 abitava a via Monte Zebio 19, in uno dei quartieri nuovi della Roma di inizio Novecento (Milvio, dal 1935 Della Vittoria) dove alcuni ebrei andarono ad abitare dopo la fine dell’era del ghetto (1555-1870). Lì viveva con i genitori Samuele e Lavinia Castelnuovo nonché con i fratelli Arturo, Marina, e Sergio. Il padre era nato a Roma nel 1884 mentre la madre era nata a Venezia nel 1892. Si trattava, dunque, di una sorta di matrimonio “misto” fra ebrei di antica origine romana, come i Di Porto, e famiglie di israeliti arrivate in città dopo la proclamazione di Roma Capitale (1871).
Dopo essersi salvato dalle persecuzioni razziali, Bruno è divenuto uno storico dell’età contemporanea di chiara fama, nonché uno storico del giornalismo e docente all’Università degli Studi di Pisa. I suoi principali campi di ricerca hanno riguardato il Risorgimento e la cultura ebraica, della quale ha promosso la riforma in Italia.
Ha lasciato numerosi scritti di carattere storico e culturale, molti all’interno della rivista “Hazman Veharaion – il Tempo e l’Idea” della quale è stato fondatore e direttore, che è uno spazio libero per liberi pensatori. Infatti, Bruno, oltre ad essere stato un uomo di grande cultura, era in possesso di una forte sensibilità, capacità di accoglienza e volontà di un confronto civile e responsabile con i suoi interlocutori.
Inviamo le più sentite condoglianze alla moglie Annamaria, un abbraccio virtuale ai figli Valerio e Emanuele e a tutta la loro famiglia. Che sia il suo ricordo di benedizione per tutti noi.