Una delle cose che si ricordano durante la cena di Pesach, la Pasqua
ebraica, è quella di rendere omaggio ai caduti della rivolta del Ghetto di
Varsavia. Corrono oggi gli 80 anni da quando uno sparuto gruppo di ebrei si
oppose alla deportazione nazista tentando il tutto per tutto. A ricordarli,
anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in viaggio in Polonia. “Ho
reso omaggio alla lapide che ricorda i docenti di questa Università deportati
il 6 novembre del 1939 – dice Mattarella all’Università Jagellonica di Cracovia
– Ieri ho visitato il campo di sterminio di Auschwitz; oggi ricorre
l’ottantesimo anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia. La memoria di
quella barbarie rimane indefettibile nelle nostre menti e nei nostri cuori”.
A Varsavia è il presidente Isaac Herzog a ricordare l’evento
durante la celebrazione per gli 80 anni della rivolta. “Commemoro quei momenti
sacri in un luogo dove interi rami del nostro popolo furono tagliati,
distrutti, torturati e sterminati. Immagino cosa avrebbero potuto pensare oggi,
guardandoci qui a commemorarli, a onorare il loro eroismo e la loro memoria per
pronunciare insieme un solo giuramento: mai più”.
Anche la Germania rende omaggio alle vittime. “I tedeschi
hanno perseguitato, schiavizzato e assassinato gli ebrei d’Europa e gli ebrei
di Varsavia con una crudeltà e una disumanità per le quali non abbiamo parole.
Oggi mi trovo di fronte a voi e chiedo perdono per i crimini che i tedeschi
hanno commesso qui”, dice il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.
Steinmeier è il primo capo di stato tedesco ospite della commemorazione e ha
iniziato il suo discorso in yiddish, citando il diario di una donna che fu
deportata e uccisa con la figlia nel campo di sterminio di Treblinka e poi anche
altri autori ebrei, tra cui “il grande Primo Levi”. “Per noi
tedeschi, la responsabilità di fronte alla nostra storia non conosce fine. Gli
orribili crimini commessi dai tedeschi qui mi riempiono di profonda vergogna”.
Anche il parlamento
europeo ha osservato un minuto di silenzio. “Oggi ricordiamo lo
straordinario coraggio di gente comune, gente che si è sollevata per accendere
una scintilla nei tempi più bui. Il 19 aprile 1943 gli ebrei di Varsavia hanno
preso le armi contro il nemico e affrontato un esercito. Queste persone
continuano per noi ad essere fonte di ispirazione, la nostra Europa si
costruisce sulle loro spalle”, dichiara la presidente del Parlamento
europeo Roberta Metsola.
E un narciso giallo in
ricordo dell’insurrezione del ghetto di Varsavia è stato messo al Museo della
Storia degli Ebrei Polacchi “Polin” che ogni anno commemora così questo
evento.
La rivolta del Ghetto di Varsavia è importante anche per la verità
della memoria. Una delle immagini più fastidiose e distorte rispetto alla Shoah
è stata quella di aver descritto gli ebrei come un popolo passivo, pronto ad
andare al macello. Nulla di più falso. I carnefici sono bugiardi e assassini,
le vittime sono illuse per poter essere uccise. Nel caso dei nazisti durante la
Shoah, le bugie per celare il crimine più indegno della storia dell’umanità si
accumulano: dall’oro di Roma al regalo di pane e marmellata a chi si reca
spontaneamente a Umschlagplatz, il luogo di deportazione da Varsavia a
Treblinka, all’uccisione dei familiari se qualcuno avesse tentato la fuga
durante i viaggi nei vagoni piombati. Fino al 19 aprile 1943, quando, l’ultimo
gruppo di ebrei rimasto a Varsavia, ormai stremato, non crede più alle falsità
naziste e preferisce ribellarsi e morire in battaglia piuttosto che perire in
un campo di sterminio.