Il 4 novembre 1918 – esattamente cento anni fa – con la battaglia di Vittorio Veneto finisce per l’Italia la prima guerra mondiale. Nelle trincee anche molti ebrei italiani: li ricorda sul nostro canale Youtube il Rabbino capo Riccardo Di Segni.
Secondo gli studi più recenti furono circa 5500 gli ebrei italiani in armi ed oltre il cinquanta per cento furono ufficiali. Allo scoppio del conflitto gli ebrei, non diversamente dagli altri italiani, sono, a secondo del loro orientamento politico: interventisti, neutralisti, pacifisti. Nel complesso però l’élite dell’ebraismo italiano si mostra favorevole alla partecipazione italiana alla guerra in funzione anti-tedesca e, soprattutto, sposa l’idea che la guerra costituisca per la minoranza ebraica un’occasione di riscatto nazionale. Il 16 settembre 1915 il rabbino di Firenze Shmuel Zvi Margulies indirizza agli ebrei suoi concittadini un invito fervente: “Se la guerra è un castigo divino accettiamo questo giudizio con virile coraggio per la purificazione ed elevazione del nostro spirito offrendo tutta la nostra collaborazione amorosa, solerte, instancabile, il nostro contributo di sangue e di mezzi”. Durante lo sforzo bellico anche l’Italia assicura ai propri soldati di ogni credo e fede l’assistenza spirituale: per quelli di religione ebraica nasce per la prima volta in Italia il rabbinato militare. Ma dopo la vittoria di Vittorio Veneto inizia la tesa e difficile stagione del dopoguerra e l’affermarsi del fascismo.
[GALLERY] (Nella gallery Giorgio Cividalli in trincea e una pagina del diario di Gualtiero Cividalli dal fronte)