
Un nuovo sondaggio condotto dal Center for Antisemitism Research dell’Anti-Defamation League rivela un dato allarmante: quasi un americano su quattro considera “comprensibili” le recenti aggressioni violente contro cittadini ebrei negli Stati Uniti. Il rapporto arriva dopo tre gravi episodi di antisemitismo, tra cui un incendio doloso presso la residenza del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, e gli attentati di Washington D.C. e Boulder, Colorado.
Il sondaggio, effettuato il 10 giugno su un campione rappresentativo di 1.000 adulti americani tramite Ipsos Observer Omnibus, mette in luce una preoccupante normalizzazione dell’odio antiebraico. Il 24% degli intervistati ha definito le violenze “comprensibili”, mentre percentuali simili le hanno bollate come “false flag”, ovvero operazioni montate ad arte per generare sostegno verso Israele. Secondo la ricerca , il 15% ha definito gli attacchi “necessari”, il 14% non li considera crimini d’odio e il 13% li ritiene “giustificati”.
“È inaccettabile che un quarto degli americani giustifichi o comprenda la violenza mortale contro cittadini ebrei. Questo è un chiaro segnale di quanto le narrazioni antisemite siano penetrate nel discorso pubblico”, ha dichiarato Jonathan Greenblatt, CEO dell’ADL. “Dal 7 ottobre 2023 in poi, abbiamo assistito a un’escalation continua di odio: molestie, aggressioni, e persino omicidi contro ebrei americani”.
Nonostante la diffusione di retoriche violente, il 60% degli americani, indipendentemente da età, orientamento politico o posizione su Israele, riconosce l’antisemitismo come un problema grave. Le preoccupazioni emergono anche all’interno dei partiti: il 25% dei democratici e il 23% dei repubblicani temono l’antisemitismo nei rispettivi schieramenti. La percezione del problema è più forte tra le generazioni più anziane: l’80% della Silent Generation e il 64% dei Baby Boomer lo ritiene una minaccia, contro il 50% di Millennials e Gen Z. Ma è proprio tra i più giovani che emergono dati particolarmente preoccupanti. Il 59% della Gen Z ha una visione favorevole dei movimenti anti-Israele – quasi il doppio rispetto alla media nazionale (29%) – e il 34% ammette di non sapere cosa significhi “antisionismo”.
Il sondaggio dell’ADL ha messo in luce anche il radicamento di stereotipi antisemiti: il 34% degli americani crede che gli ebrei siano più fedeli a Israele che agli Stati Uniti, il 30% ritiene abbiano “troppo potere” in politica e nei media, e il 27% pensa che dovrebbero essere ritenuti responsabili per le azioni del governo israeliano. Significativo anche il dato sul linguaggio delle proteste: il 68% degli americani ritiene che slogan come “Globalize the Intifada” o “From the River to the Sea” aumentino il rischio di violenze contro gli ebrei. Inoltre, il 58% è convinto che il termine “sionista” venga spesso usato come sinonimo di “ebreo” in contesti offensivi.
Nonostante i segnali inquietanti, il sondaggio mostra anche una volontà diffusa di combattere l’antisemitismo: l’82% degli americani sostiene la rimozione dei contenuti d’odio online, e il 77% chiede un maggiore impegno governativo contro l’antisemitismo. “C’è ancora una finestra di opportunità per agire,” ha dichiarato Matt Williams, vicepresidente dell’ADL Center for Antisemitism Research. “La maggioranza degli americani rifiuta l’odio e la violenza contro gli ebrei. Ma il tempo per intervenire è ora, prima che l’antisemitismo diventi un elemento normalizzato del discorso pubblico”.