Un giorno i
testimoni della Shoah non ci saranno più. Come veicolare il messaggio alle
nuove generazioni? Su questa base si orienta il saggio di Paolo Coen:
“Controluce, Counterlight, Gegenlicht”, presentato alla Casina dei
Vallati di fronte ad un folto pubblico. “L’arte è qualcosa che deve avere
la valenza di spaccare, anche con forza – afferma l’autore – Non spaccare la
Memoria, ma sensibilizzare: rendere un pubblico neutro, o magari anche
contrario, più sensibilizzato, così da allargare il cerchio della fruizione.”
L’opera,
attraverso il pensiero di importanti specialisti del campo artistico e della
sua diffusione, cerca di comprendere i volti e le diverse sembianze della
Memoria attraverso l’arte e il Museo, ponendo diversi interrogativi su come
sarà possibile trasmettere la Shoah nel mondo di oggi e di domani.
Coen è
professore all’Università di Teramo, dove insegna Museologia e Storia
dell’Arte. Egli svolge un ruolo fondamentale a livello accademico per la
divulgazione e diffusione del ricordo della Shoah, tanto da essere stato
ideatore nel 2012 della Rete Universitaria per il Giorno della Memoria, oltre
che, dal 2017, membro del Consiglio della “Fondazione Museo della
Shoah”.
“Per
noi è molto importante affrontare questi temi – afferma Raffaella Morselli, in
rappresentanza del Magnifico Rettore dell’Università di Teramo Dino Mastrocola
– Da quando ci fu un episodio di negazionismo nella nostra Università, siamo
stati nell’occhio del ciclone. Serviva una risposta importante e l’abbiamo
trovata con Paolo Coen. Grazie a lui abbiamo cominciato ad alfabetizzare gli
studenti sull’argomento Memoria.”
La
conferenza, moderata da Massimiliano Boni, ha visto la partecipazione della
Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, del Presidente della
Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e di professori ed artisti che sono
intervenuti a raccontare gli argomenti dell’opera.