L’uomo
del dialogo, un esempio di eleganza e un punto di riferimento per l’ebraismo
italiano. Così
viene ricordato Renzo Gattegna nel Limud organizzato al centro ebraico italiano
“Il Pitigliani” in occasione dell’anniversario della sua scomparsa,
alla presenza di famigliari, amici e colleghi.
Gattegna,
una persona che, come anche affermato dal Rabbino Capo Rav Riccardo Di Segni “si
è battuta per gli altri, dedicando tutto ciò che era oltre la vita
professionale e famigliare alle istituzioni ebraiche”, con un percorso in
crescendo che è culminato con l’elezione a Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, per due mandati.
‘’Il
mandato può finire, ma si è maestri per tutta la vita – ha detto la
presidente UCEI Noemi Di Segni – A volte mi fermo e mi chiedo in
determinate situazioni cosa avrebbe fatto. Con pacatezza è riuscito a
comunicare con tutti e soprattutto a volere il bene dell’ente.’’
Da
qui la decisione della Giunta, annunciata proprio in occasione della
ricorrenza, di dedicare alla sua memoria il corso di Laurea in Studi ebraici,
predisposto dall’Unione e riconosciuto dallo Stato, con l’obiettivo di stimolare
il raccordo tra cultura ebraica e condivisione con un contesto esterno,
seguendo proprio gli insegnamenti di Gattegna, capace di comprendere
l’importanza storica di essere tanto ebrei italiani, quanto italiani ebrei.
“Di
Renzo ricordo la capacità di condividere, accogliere, ascoltare e indirizzare.
Un uomo con un’innata capacità di gestire con semplicità ed eleganza problemi
complicati. Cercheremo di raccogliere la sua eredità impegnativa, guardando al
futuro con gli stessi occhi azzurri con cui lo guardava lui”, ha detto la
presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello nel discorso che ha
introdotto la serata, durante la quale si sono susseguiti aneddoti del
moderatore ed ex presidente del Bené Berith Roma Federico Ascarelli, dell’ex
ministro di Grazia e Giustizia, presidente emerito della Corte costituzionale
Giovanni Maria Flick e del direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale, che hanno
raccontato storie di vita vissuta tracciando il quadro di una figura di
dialogo, altruismo e grande ispirazione.
Poi
la lettura da parte della presidente Di Segni di alcuni scritti di Gattegna,
ricordando soprattutto il suo impegno per la costruzione del MEIS a Ferrara e
la sua visione per l’Ebraismo italiano, caratterizzata da un’idea di apertura e
scambio che trova corrispondenza, come ricorda Rav Roberto Della Rocca,
all’interno di un insegnamento rabbinico molto amato dall’avvocato Gattegna per
la sua capacità di unire la giurisprudenza e la visione comunitaria. Si parla
del Sinedrio, di forma semicircolare così da permettere ai suoi membri di
vedersi l’un l’altro. Lì le decisioni si assumevano davanti a tutti,
all’interno di un’assemblea di volti, non una società anonima. Ci si interroga
del motivo per cui non fosse un cerchio. La risposta è perché il luogo dove si
decide, amministra e gestisce la cosa pubblica deve essere aperto al confronto
con la gente, pronto al rapporto faccia a faccia.
‘’Nel
Sinedrio ogni giudice conosceva il posto assegnato, però nello stesso tempo
c’era una mobilità. Se ne mancava uno, gli altri scalavano. Dunque, il posto è
dinamico: siamo tutti alla ricerca del nostro, e non è mai fisso. Renzo era una
persona molto rispettosa del posto altrui, e cercava il suo, interpretando con
grande dignità quelli che ha occupato, senza tenerli in ostaggio’’, ha
concluso Della Rocca.