Il 26 Marzo 2019 finirà la mostra di tempere su tela di
Paola Mazzetti a Roma, in via della Reginella 8a. Andrebbero invitate da e in
qualche istituzione ebraica romana, perché così come i Tre Moschettieri in
fondo erano quattro, Paola in realtà è/sono due gemelle, Paola e Lorenza.
Il “Perché sono un genio” è riferito al titolo del documentario su di loro,
diretto da Steve Della Casa e da Francesco Frisari, che si trova su Sky.
Orfane di madre da subito, dopo varie traversie, sono affidate alla zia, la
quale convince il marito ad accoglierle nella loro casa di Rignano sull’Arno,
assieme alla loro figlie, Annamaria e Luce. Sarebbero stati degli anni
trascorsi piacevolmente, grazie all’affetto donato loro dalla nuova famiglia,
se non fosse stato per il cognome del pater familias, Robert Einstein, cugino
di Albert Einstein, odiato dal Fuhrer. Un odio che le raggiunge anche in quella
remota contrada.
Al solito, malgrado la sconfitta, perché il nemico
incalzava e il loro reparto era in ritirata, due ufficiali tedeschi si recarono
da loro chiedendo di Einstein. La moglie diede loro una risposta interlocutoria
e disse al marito di nascondersi nel bosco, rimanendo con le ragazze in casa,
pensando che loro non potessero essere coinvolte nella ricerca. Sennonché, il 3
agosto 1944 fecero ritorno un capitano, due sottotenenti e qualche soldato; non
trovando Robert, ne uccisero la famiglia. Le gemelle Mazzetti furono
risparmiate perché non portavano l’odiato cognome Einstein. Albert Einstein,
che si era mosso dall’America per cercare di salvarli, riuscì ad entrare in
contatto col cugino, prima che costui, non riuscendo a resistere al dolore,
ponesse fine alla propria esistenza.
Lorenza e Paola furono affidate a un tutore che si prese
cura dei beni lasciati loro dallo zio prima di morire, facendo in modo da
dilapidare tutte le loro sostanze.
L’esistenza delle gemelle fu segnata per sempre da
quell’eccidio. Lorenza ne fece un libro, “Il cielo cade”, dedicato allo zio
Robert Einstein, che fu rifiutato da diversi editori, finché trovò un grande
estimatore nella persona di Cesare Zavattini, che ne consigliò la pubblicazione
alla Garzanti. “Il cielo cade” vinse in seguito il Premio Viareggio ed ebbe
anche una riduzione cinematografica. Lorenza Mazzetti ha lasciato anche la sua
impronta in diversi settori dell’arte, dal Free Cinema, che la vede fra i
fondatori, fino al Puppet Theatre di via di Grotta Pinta, nel rione Parione di
Roma. Paola, dal canto suo, come prima accennato, si rende protagonista anche
nella pittura.
Quanto alla strage di Rignano, nel 2007 un
semisconosciuto Matteo Renzi scrive al Ministro della Giustizia Clemente
Mastella affinché si portino in tribunale gli assassini, individuati, non senza
grandi incertezze, nella 15° Divisione Panzergrenadier della Wehrmacht. La
richiesta perviene in Germania, dove i magistrati dichiarano di non riuscire ad
individuare i responsabili.
Chi volesse saperne di più, dovrebbe andare in Via della
Reginella 8a; la notizia della mostra l’ho appresa dalla stessa Paola Mazzetti,
incrociata in Via Arenula. Il libro l’ho letto soltanto ora e, per l’urgenza,
nella sua versione inglese. Mi sembra un capolavoro. È scritto nello stile di
una fanciulla, e quindi l’ironia e il dramma, la commedia e la tragedia hanno
un tono umoristico, che nulla toglie alla plumbea mestizia che lo avvolge.
In ogni caso, recarsi alla mostra, o comunque
interloquire con le lievi ma profonde sorelle Mazzetti,
sarebbe altamente pedagogico.