
Milano torna a fare i conti con l’antisemitismo: è stato infatti nuovamente vandalizzato il murale dedicato a Liliana Segre, Edith Bruck e Sami Modiano — tre tra gli ultimi testimoni viventi della Shoah — realizzato dallo street artist aleXsandro Palombo sulla parete della caserma di via Michele Amari. L’opera, che li ritraeva nello stile pop e provocatorio dell’artista, è stata sfregiata con scritte e simboli nazisti: una grande svastica, la scritta “Israeliani Nazi”, il segno uguale e la stella di David, usata in modo distorto e offensivo.
Deturpato anche il volto di Papa Francesco, raffigurato nel murale con un cartello che denunciava la diffusione dell’antisemitismo. La scritta “Anti-semitism is everywhere” è stata cancellata insieme al volto del Pontefice.
Un episodio particolarmente grave anche per il momento in cui è avvenuto: proprio in questi giorni, a 80 anni dalla Liberazione di Milano, la senatrice a vita Liliana Segre aveva partecipato a una cerimonia presso il Memoriale della Shoah per ricordare il ruolo della Guardia di Finanza nella Resistenza.
L’artista Palombo ha definito l’atto “inaccettabile e vergognoso”, sottolineando come “a Milano si chiede di fermare la guerra a Gaza con azioni di vandalismo in tutta la città, urlando qualunque tipo di insulto antisemita e finendo per deturpare un’opera pop che celebra tre simboli di pace sopravvissuti agli orrori della Shoah”. Solo pochi giorni fa, Edith Bruck aveva partecipato all’inaugurazione del murale “The Star of David”, entrato nella collezione permanente del Museo della Shoah di Roma insieme all’altra opera “Anti-Semitism, History Repeating”, che ritrae Segre e Modiano.
Anche il ministro agli Affari Regionali Roberto Calderoli ha espresso la propria indignazione: “È in corso una grave deriva antisemita a Milano. Sono sconcertato dal silenzio istituzionale e politico di chi amministra la città. Solidarietà a Liliana Segre, Edith Bruck, Sami Modiano e alla comunità ebraica”.
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha invece voluto trasformare il dolore in un appello all’impegno: “Chi imbratta pensa di offendere noi. Invece ci rende ancora più convinti e coesi intorno al progetto della memoria. È un impegno che come cittadini facciamo per il futuro del nostro Paese”.
Edith Bruck ha commentato: “Il murales vive, deve vivere proprio perché è stato vandalizzato. Vivrà perché riguarda la memoria e ciò che ho vissuto. Dopo che lo hanno sfregiato, vivrà ancora di più”.