Hanno
accolto con un lungo applauso, i 2400 studenti milanesi e lombardi, la
senatrice a vita Liliana Segre, che al Teatro Arcimboldi ha portato la sua testimonianza
nell’ormai consueto appuntamento organizzato dall’Associazione Figli della Shoah,
in vista della XIX Giornata della Memoria. “Purtroppo sono estremamente
pessimista e penso che tra qualche anno, dopo la morte dell’ultimo di noi, la
storia della Shoah tra negazionismi e
oblii, non ci sarà più: sarà prima ridotta ad un capitolo, poi una riga nei
libri di storia e poi non ci sarà più”,
ha detto la senatrice. Una storia “di morte ma anche di vita, di male ma
anche di bene, di odio ma anche di amore” la sua, che oggi ha ripercorso con
gli studenti di scuole medie e superiori a cui si è raccontata come fossero
“miei nipoti ideali”. Dal giorno in cui nel 1938 fu espulsa da scuola
perché ebrea, passando per la deportazione ad Auschwitz dal binario 21 (in cui
ora sorge il Memoriale della Shoah), il lavoro nella fabbrica di munizioni, la
sopravvivenza, le umiliazioni nelle baracche. “I sopravvissuti come me –
ha spiegato – e io sono una delle pochissime ancora in vita, hanno un debito
verso i 6 milioni che sono stati uccisi non perché hanno fatto qualcosa, ma per
la colpa di essere nati”. “Sarà così – ha ripetuto a margine dell’evento
– la Shoah si dimenticherà, la storia è sempre così” ma “io spero che
uno di questi ragazzi si ricordi di Janine”, l’amica della senatrice che non
passò la selezione con gli ufficiali tedeschi. “Io fui terribile – ha
ricordato – non la salutai. Se volete ricordare qualcosa della giornata di
oggi, ricordate Janine: se chi muore viene ricordato, non sarà morto
invano”, ha concluso.