I drammatici eventi del 7 ottobre hanno scatenato una nuova ondata di antisemitismo in tutta Europa e in Nord America, caratterizzata da una veemenza senza precedenti nei tempi moderni. Per discutere il fenomeno e delineare soluzioni pratiche, il Program on Extremism della George Washington University di Washington e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC di Milano hanno riunito esperti provenienti da Stati Uniti, Europa e Israele, in un convegno che si è tenuto presso il Memoriale della Shoah di Milano.
“Quando mi dicono che Israele fa genocidi, questo confronto diventa una bestemmia” ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, superstite e testimone della Shoah intervenendo nel dibattito. “Ho accettato subito l’invito ma non credevo di arrivare qui così triste, pessimista e sconvolta dai fatti che già conoscevo e che qui sono stati espressi o spiegati (…). Io, che per la colpa di essere nata, sono stata deportata a 13 anni, ho visto la Shoah come avveniva, a distanza di 80 anni da quei fatti devo trovarmi a dire: cosa dobbiamo fare noi qui al Memoriale per rimediare a questa situazione in cui si paragona da 40 anni la croce uncinata con la stella di David? Non le trovo le parole perché sarebbero talmente devastanti e tragiche che non posso esprimerle”.
Successivamente ai fatti del 7 ottobre, arrivano continue segnalazioni di atti di antisemitismo, ha spiegato Stefano Gatti, ricercatore della Fondazione CDEC. Sono decine ogni giorno: si è giunti da 20 a 90 atti al mese; inoltre, è mutato anche il tipo di antisemitismo, che prima era principalmente online, mentre oggi si osserva nel mondo reale, con scritte sui muri, lettere minatorie, minacce, liste di “sionisti”, aggressioni e molestie, profanazioni di luoghi sacri ebraici. Gli studenti ebrei o israeliani vivono in un clima di paura, con minacce che arrivano spesso anche dai compagni di banco. Gruppi estremisti di destra e sinistra manifestano un antisemitismo mascherato da antisionismo. Non appena accaduti i terribili fatti del 7 ottobre, già si parlava di “vendetta” di Israele e di genocidio dei non ebrei. Sono riemersi stilemi antigiudaici rimodellati in chiave antisionista. Nessuna solidarietà è stata mai espressa nei confronti delle donne israeliane stuprate. Più emergevano dettagli cruenti di quel massacro e più si tendeva a dire che fossero fake news. Anche il linguaggio contribuisce a mistificare la realtà e ad aumentare l’astio: vengono imposte narrative con il termine “sionisti” per indicare gli israeliani, mentre Israele viene accusato di genocidio. Influencer, studenti, musicisti, cantanti e altre figure pubbliche si sono mostrate solidali con i palestinesi ma non con i giovani massacrati al Nova Festival.
Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica, ha parlato di quanto velocemente si sia diffusa l’intolleranza per gli ebrei attraverso la delegittimazione dello Staro ebraico, e la necessità di studiare questo nuovo fenomeno per evitare di esserne sorpresi. Ha spiegato come l’antisionismo sia riesploso dopo il 7 ottobre, con un elemento in più, quello della diffusione tramite i social: una valanga di odio, che ha insistito sul paragone tra Israele e il nazismo; ma questi attacchi secondo Molinari non riguardano solo gli ebrei, ma rappresentano un’offensiva nei confronti dei sistemi democratici da parte di quei gruppi che vogliono creare scompiglio per far “implodere” l’Occidente: il tema che può aiutare questa strategia è proprio l’odio per Israele.
Il Generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, ha descritto il diverso atteggiarsi della minaccia antisemita, una minaccia polimorfa che si esplicita attraverso l’incitamento all’odio online e con gesti violenti come attentati, profanazione di sinagoghe, oltre che con la diffusione di una confusione tra gli ebrei in generale e lo Stato di Israele. Per questo è necessario il monitoraggio del fenomeno e l’analisi dei dati.
“L’antisionismo nasconde sempre l’antisemitismo” ha spiegato Milena Santerini, docente e vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, illustrando l’idea diffusa di un potere occulto ebraico e spiegando come vengano usati per fomentare l’odio verso Israele simboli e immagini classiche, come il deicidio, o il paragone tra politica israeliana e nazismo, con l’applicazione di due pesi e due misure tra Israele e altre situazioni. Tutto questo investe anche la memoria della Shoah e bisogna ripensare e lavorare sui meccanismi che la hanno prodotta.
All’evento, moderato da Gadi Luzzato, Direttore del CDEC, hanno partecipato anche Lorenzo Vidino, Direttore del Programma sull’Estremismo della GWU; Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; Omar Mohammed, Senior Fellow presso il Programma sull’Estremismo della GWU; Dina Porat, professoressa emerita presso il Dipartimento di Storia ebraica dell’Università di Tel Aviv; Linda Maizels, Senior Fellow del Programma sull’estremismo della GWU; Michael Whine, consulente senior del Congresso ebraico mondiale (WJC). Una giornata di studio e riflessione su un fenomeno drammaticamente attuale e destinato a caratterizzare la nostra società anche nei prossimi mesi.