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    La Conferenza di Sanremo (19-26 aprile 1920): l’origine della legittimità giuridica dello stato di Israele

    Tutti quelli che si occupano di Israele conoscono la “dichiarazione Balfour”, il primo riconoscimento moderno del diritto del popolo ebraico a costituire una “casa nazionale” (“national home”, cioè una patria)  in Terra di Israele. Ma si trattava di una lettera, non di un trattato o di una deliberazione ufficiale, inviata il 2 novembre 1917, dunque in piena guerra mondiale, dal ministro degli esteri britannico Arthur James Balfour al “dear Lord Rotschild”, cioè a Lionel Walter Rothschild che era in quel momento il più illustre rappresentante della comunità ebraica inglese, senza perlatro alcun incarico ufficiale. L’impegno politico del governo britannico ad assicurare agli ebrei il diritto a una patria, fu certamente fondamentale. Ma era una volontà politica, che poteva cambiare e dopo qualche anno effettivamente si ridimensionò molto, per l’interesse della Gran Bretagna a tenersi buoni gli arabi.

     

    Il momento effettivamente importante, sul piano giuridico, fu un altro: due anni e mezzo dopo, tra il 19 e il 26 aprile 1920 al Castello Devachan di Sanremo, si riunì il “Consiglio supremo di guerra alleato”, composto da Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia e Giappone, per decidere sulla sistemazione postbellica di quello che oggi si chiama “Medio Oriente” e allora “Levante”. Erano presenti i primi ministri di Francia, Inghilterra, Italia e gli ambasciatori dei paesi extraeuropei. Si decise di costituire tre mandati: Siria, Mesopotamia e Palestina. Quest’ultimo mandato era attribuito alla Gran Bretagna sulla base delle condizioni della Dichiarazione Balfour. E’ a Sanremo, insomma, che il diritto del popolo ebraico a costituire una patria venne ufficialmente deciso dalle potenze vincitrici della guerra, sulla base del Trattato di Versailles del 1919. Successivamente, il 24 luglio del 1922, la decisione di Sanremo divenne una delibera ufficiale della Società delle Nazioni (l’ONU di quegli anni).

     

    In esso si stabiliva fra l’altro che (art. 3) il Mandatario, cioè la Gran Bretagna “sarà responsabile di porre il paese in condizioni politiche, amministrative ed economiche tali da garantire l’istituzione della casa nazionale ebraica, come stabilito nel preambolo, e lo sviluppo di istituzioni di autogoverno, e anche per la salvaguardia della vita civile e religiosa diritti di tutti gli abitanti della Palestina, indipendentemente dalla razza e dalla religione.”  Inoltre (Art. 4) “Un’agenzia ebraica appropriata saràr iconosciuta come ente pubblico allo scopo di cooperare […] in questioni economiche, sociali e di altro tipo che possono influenzare l’istituzione della casa nazionale ebraica […] L’organizzazione sionista […] sarà riconosciuta come tale agenzia.  E ancora (Art. 6) “L’Amministrazione della Palestina, pur assicurando che i diritti e la posizione di altre sezioni della popolazione non siano pregiudicati, faciliterà l’immigrazione ebraica in condizioni adeguate e incoraggerà, in cooperazione con l’agenzia ebraica di cui all’articolo 4, l’insediamento da parte di Ebrei sulla terra, comprese le terre demaniali e le terre abbandonate non necessarie per scopi pubblici.”

     

    Insomma, le basi legali della costruzione dell’insediamento ebraico (Yishuv) e poi dello Stato di Israele, nascono da qui. Si tratta di principi che sono ripresi nello statuto delle Nazioni Unite (Carta di San Francisco) del 1945. Su questa base giuridica fu poi presa la delibera dell’assemblea generale del novembre 1947 che stabiliva la fine del mandato britannico e la divisione del suo territorio. Come è noto, l’organizzazione sionista accettò allora la divisione, ma gli arabi la rifiutarono e scesero in guerra per distruggere Israele. Ma la legittimità dello stato di Israele sui territori del Mandato Britannico nasce proprio dalla Conferenza di Sanremo e dagli Sviluppi successivi. Per questo, 101 anni dopo, questa è una ricorrenza che merita di essere ricordata e festeggiata.

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