Un gruppo di ebrei sta discutendo sullo stato del mondo. “L’economia va a rotoli e lo sapete anche voi a chi daranno la colpa. Vero?”
“Avete visto le cose che dicono di noi sui social media?”
“Sono tutti antisemiti. Non fidatevi di nessuno”.
“Dicono sempre che è colpa nostra”.
“O colpa di Israele”.
“Ma cosa diavolo avete? Perché non riuscite a essere un briciolo più positivi? Io, io sono ottimista!”
“Per essere ottimista, hai un’aria piuttosto preoccupata”.
“Pensi che sia facile, essere ottimisti?”
Questa storiella è tratta dal libro di Devorah Baum “La barzelletta ebraica”, un breve saggio che presenta una fornita rassegna di barzellette, storie e scenette in cui il sottile e nero umorismo si sposa con la comicità più grezza. Gli ebrei sono un popolo dotato di umorismo e le loro barzellette sono vecchie quasi quanto Abramo. Le storielle qui presentate ritraggono gli ebrei – quasi tutti ashkenaziti, ma è lecito fare una distinzione? – e i loro tic intellettuali, i diversi modi in cui sono soliti far fronte alle difficoltà e alle sfortune della vita. La presenza di Kafka, Woody Allen, Philip Roth e Groucho Marx aleggia sovrana su ogni pagina; loro che hanno trasformato l’inadeguatezza in autoironia e hanno ribaltato il tragico in comico. La quintessenza dell’ebraicità è per Baum essere in disaccordo con se stessi, essere diversi, non tanto diversi da finire nel gruppo degli strani e dunque a proprio agio con gli strambi, ma abbastanza diversi da sentirsi fuori luogo in ogni situazione. È forse questo che rende gli ebrei critici e distaccati dalla realtà, dunque in grado di analizzare gli eventi con profondità? Quale ruolo gioca la religione in tutto ciò? Può la religione ridere di se stessa? Questo libro è un tentativo di rispondere a tale domanda: accontentiamoci di dire che gli ebrei possono ridere di sé, se possano farlo i non ebrei senza risultare antisemiti è ancora un mistero.
Marta Spizzichino