Ayelet
Gundar-Goschen è autrice israeliana e insegnante di psicologia clinica presso
la Tel-Aviv University. In questo suo nuovo libro dal titolo lapidario
“Bugiarda”, la scrittrice riflette su cosa voglia dire oggi menzogna, su quali
siano le ragioni che ci spingono a credere e quali quelle che ci inducono a
mentire. Ne deriva un romanzo sofisticato al centro del quale c’è una ragazzina
di nome Nufar che viene avvicinata da un uomo che sembra aver commesso un atto
imperdonabile nei suoi confronti ma che in realtà non aveva alcuna intenzione
di aggredirla. Nasce così un equivoco che in poco tempo si trasforma in bugia,
alimentato dal cortocircuito mediatico e da menzogne che si susseguono l’un
l’altra. Nufar è una ragazzina imbranata e insoddisfatta che d’estate lavora in
una gelateria e Avishai Milner è un ex celebrità. Milner la insulta, Nufar
scappa e da qui ha origine una bufera. Alla polizia Nufar dirà di aver subito
violenza, così come ai giornali che avidi di scandali le credono senza
verificare altre fonti. La sorte gioca a rovescio: non è più Milner ad essere
sotto la luce dei riflettori ma Nufar che per una colpa mai commessa lo manda
in prigione. Questo è un racconto dai confini sfocati in cui tra millantata
vittima e presunto carnefice sembra non esserci differenza. È una storia che
conosciamo, e che merita continue attenzioni e chiarimenti. In un’epoca in cui
il movimento #metoo ha regnato sovrano per mesi tra show televisivi e riviste
di gossip e in cui le nostre affermazioni sono amplificate dal megafono dei
social-networks ci chiediamo quale sia la sottile linea che separa la verità
dalla menzogna.