Abbiamo un uomo e una donna:
Milan, Misha per gli amici, e Anita. C’è la loro storia, che sarebbe stato
meglio fosse iniziata durante la loro giovinezza. C’è la pineta di Forte dei
Marmi, alcune palline da tennis, un gelato al cioccolato, uno alla
stracciatella e un bacio rubato. Poi c’è la realtà, un uomo di sessantadue anni
con una gamba ingessata in un appartamento subaffittato a New York e una donna
francese che lo va a trovare. C’è la casa di Anita in cui regna un’atmosfera da
pensione. “Le persone venivano a parlare, mangiare, a bere, a raccontare un
pettegolezzo. L’atmosfera, anche se eravamo nella New York degli anni duemila,
era quella di un romanzo russo dell’ottocento. A tutte le ore c’era un
movimento di gente senza programma e c’erano vari cani, tra cui un bulldog e un
chihuahua”.
“Anita”, il nuovo libro di Alain
Elkann uscito con Bompiani, procede con un passo sostenuto e una narrazione
semplice. I due protagonisti sono un uomo e una donna che si incontrano e si
scontrano in età matura, con due trascorsi diversi e pezzi di vita non
condivisi. Ci sono viaggi, nuovi incontri e continui abbandoni. E poi c’è
l’adilà, luogo di mistero, intimità e paura. É un libro che parla di vita, del
suo contraltare e di alcune assenze che in nessun modo possono essere colmate.