Giovedì 7 novembre 2024 è una data che i discendenti Castagnino non potranno dimenticare: presso il Museo della Ceramica di Mondovì sono state consegnate alla famiglia ben tre medaglie da parte di Raphael Singer, rappresentante dell’ Ambasciata di Israele in Italia, attribuite dal Memoriale della Shoah Yad Vashem a Giovanni e Maria Castagnino e ai fratelli Luigi e Marietta Castagnino, Giusti Tra le Nazioni della Val Corsaglia, in provincia di Cuneo.
Io e mio marito Meir attendevamo questo momento da molti mesi insieme a Donatella, una delle nipoti dei coraggiosi Giusti, di cui negli anni siamo diventati amici. Tra le tante pratiche da noi presentate a Yad Vashem questa è stata una delle più emozionanti e sebbene potesse sembrare facilmente accettabile dalla Commissione ha avuto un iter impegnativo e per niente scontato, perché solo dopo molte ricerche e la decisiva collaborazione di varie istituzioni abbiamo ritrovato la dichiarazione olografa firmata da Marco Levi, quella prova inconfutabile che serve alla Commissione per riconoscere un Giusto Tra le Nazioni.
Dal primo momento avevamo capito che la grandezza morale ed etica di questi umili montanari piemontesi meritasse la più alta onorificenza al valor civile nel mondo, in nome dell’imperitura riconoscenza che ogni ebreo deve a chi gli ha preservato e salvato la vita a rischio della propria durante il buio della Shoah. Proprio come nel caso di Marco Levi, ultimo ebreo di Mondovì, banchiere, imprenditore e benefattore che fu nascosto, protetto, accudito e sfamato dalla famiglia Castagnino da ottobre 1943 ad aprile 1945. Durante questi drammatici lunghi mesi la famiglia Castagnino con le loro quattro bambine Giovanna, Caterina, Maria e Assunta divenne la siepe protettiva del giovane Marco Levi, ebreo perseguitato e ricercato in tutto il territorio. Spesso il “munsü” Marco Levi – il “signore” nel dialetto locale – veniva spostato nel cuore della notte in pertugi o anfratti nascosti alla vista per evitare di essere scoperto dalle SS.
In quei mesi la buona Marietta si prodigò per cucire e rammendare i pochi abiti sdruciti del fuggiasco e alla fine Mamma Maria dovette confezionargliene di nuovi perché si erano consumati. Luigi e Giovanni erano sempre all’erta e facevano di tutto per evitare che Marco Levi potesse essere scoperto. Avevano dato ordine alle proprie bambine di tenere la bocca chiusa e di tacere a scuola o con gli amici su ciò che avveniva a casa loro. La presenza del “munsü” doveva restare un segreto!
Proprio Maria Vinai Castagnino redasse un breve racconto delle loro vicissitudini nel 2016, all’età di novant’anni. E dell’ incontro con Marco Levi scrisse:
“Fu più forte il senso di umanità nei confronti di un perseguitato rispetto alla presa di coscienza del grande rischio che correvamo e che facevamo correre alle nostre bambine…”
I nazisti, che li tenevano sotto tiro dall’ altra parte della valle, un giorno non esitarono a bombardare il camino della casa per terrorizzarli, certi che vi fosse nascosto qualche fuggiasco, o a piombare nel casolare di notte mettendo tutta la famiglia contro il muro per fucilarla, comprese le quattro piccole di cui l’ultimogenita Assunta aveva poco più di qualche mese… “la paura non si può raccontare“ disse Maria Vinai Castagnino.
Giovanni Castagnino e la sua famiglia abitavano ai Campi Manera in Val Corsaglia: nel territorio tutti conoscevano quella famiglia, nota per la generosità e l’aiuto che era solita dispensare ai viandanti di passaggio che avessero bisogno di riparo e di cibo. I Castagnino erano poveri: solo un paio di mucche, qualche capra, poche galline e piccoli appezzamenti di terreno ripido da coltivare, ma erano ricchi dentro, nell’anima. L’umile famiglia Castagnino aveva un cuore grande.
“Gli cedemmo la nostra camera da letto e noi tutti ci sistemammo nell’ altra camera… Il dottor Levi si adattò alla nostra vita: viveva con noi durante il giorno, mangiava i nostri cibi e dormiva al freddo con noi… Si offriva di aiutare le bambine a fare i compiti, giocava con loro e talvolta provava a fare la pasta e a sferruzzare la maglia. Leggeva e pregava molto…”
Uno dei criteri – il più importante – che determinano l’attribuzione del riconoscimento di “Giusto Tra le Nazioni” sta proprio nelle parole di Maria Vinai Castagnino: il grande rischio che hanno corso loro stessi e fatto correre alle proprie bambine per proteggere la vita di un ebreo perseguitato. Senza tornaconti o troppi ragionamenti… Solo l’aver agito nella piena consapevolezza che fosse normale, quella normalità del bene che oggi molti hanno perso, con la coscienza non più in grado di distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il sacro dal profano.
Avvenne anche una cosa straordinaria: i Castagnino ebbero rispetto di Marco Levi e delle tradizioni ebraiche pur non sapendone nulla. In occasione del Pésach 1944 mamma Maria preparò azzime per il munsü e imbandì la tavola con il tarassaco, l’erba amara richiesta da Marco Levi per il Séder pasquale.
Oggi c’è nostalgia di queste persone, oggi mancano figure come Giovanni, Maria, Luigi e Marietta, nella loro semplicità, nella loro umile normalità, nella loro sobrietà: di parole, pensieri e soprattutto gesti. Quella sobrietà che ha saputo innalzare la Vita mostrando la parte più nobile dell’ uomo.
Questo è il valore di tutti i Giusti Tra le Nazioni di cui – da giovedì 7 novembre – fa parte anche la famiglia Castagnino. Questi sono i Giusti che continueranno ad illuminare il buio di ogni era indicando l’esempio da seguire e ripetendo queste parole con un soffio di voce: “Dopo una lampada se ne accenderà un’altra… E poi un’altra e un’altra ancora!”
E così la Memoria continuerà a camminare proprio come i Giusti Tra le Nazioni che cresceranno di numero e parleranno sempre più di vita, di coraggio, di umiltà e umanità. Proprio come la famiglia Castagnino che con il suo coraggio ha brillato nel buio. E il racconto di Maria si conclude così:
“Non riuscirò mai a cancellare queste cose dalla mia mente e la grande paura che ho avuto in quel periodo. E questo mi fa dire che non c’è motivo che possa giustificare una guerra… E mi fa pregare ogni sera perché i miei nipoti e i miei pronipoti, a cui voglio un bene immenso, non debbano passare dei momenti come quelli che ho vissuto io.”
Giovanni, Maria, Luigi e Marietta sono sepolti nel cimitero di Fontane, nei luoghi aspri ma generosi che testimoniano del loro eroismo. Mi auguro che la loro Memoria possa far riflettere coloro che passeranno dalla Val Corsaglia.