«Ricordare non è mai aprire un cassetto e ritrovare intatta la madeleine, ma è sempre un percorso dinamico, un cantiere in costruzione, un incontro trasformativo al tempo stesso con il passato e il presente che crea spazio per il futuro».
Architetture della memoria,
La Shoah nelle memorie del dopo
(Saggio tratto dal libro “Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea”)
Raffaella Di Castro
Introduciamo così “Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea” di Bice Migliau e Franca Tagliacozzo, ripubblicato quest’anno dalla casa editrice Odoya in una nuova edizione che gode di contributi inediti di Piero Di Nepi e Raffaella Di Castro. Un manuale mastodontico che a partire dall’etimologia della parola ebrei racconta con accuratezza quasi due millenni di storia: dall’inizio della diaspora al recente conflitto in Medio Oriente passando per la campagna antiebraica in Germania, l’antisemitismo nell’Austria di fine secolo, il sorgere dei ghetti in Europa, la politica degli zar e il movimento dell’Haskalà. Insieme agli argomenti appena accennati, gli altri temi trattati spaziano dalla partecipazione degli ebrei italiani al Risorgimento all’emancipazione degli stessi nell’800.
«Tanti secoli raccontati in poco più di 600 pagine ma soprattutto tante importanti problematiche sia di carattere storiografico sia di leggibilità e di comprensione, da presentare a un pubblico di lettori non specializzati. Un libro sorto dalla doppia esigenza – scrive Franca Tagliacozzo – di inserire la microstoria ebraica nel contesto della storia generale (…) e di far conoscere al di fuori dell’ambito comunitario le vicende degli ebrei, perché solo studio e conoscenza possono combattere le storture e i pregiudizi sul popolo ebraico e al tempo stesso potenziare nei giovani il senso civico della convivenza».
Un saggio che non a caso è ripubblicato ora, periodo in cui, come ricorda Bice Migliau, «nazionalismi esasperati, fondamentalismi e populismi di varia matrice (…) riemergono dal passato, con contenuti a volte diversi, ma con lo stesso meccanismo di generalizzazione perversa, rendendo nuovamente vulnerabile la posizione delle minoranze».
In aggiunta all’analisi della storia – in buona parte ebraico-europea – e alle schede riassuntive che come collegamenti ipertestuali si soffermano su personaggi o vicende specifiche, non mancano gli spunti di riflessione per il lettore.
Come si declinano le numerose identità ebraiche e cosa si intende per senso di appartenenza, memoria e amnesia? Quale valore ha la resilienza dimostrata dal popolo ebraico nella trasmissione della tradizione? E soprattutto, quali sono le responsabilità che «a noi tutti, ebrei e non ebrei nati dopo, spettano nel portare avanti la storia e la memoria della Shoah»?
Un appello di responsabilità individuale e collettiva che lega la nostra generazione a quella dei milioni di assassinati non resuscitabili.
Come scrive Raffaella Di Castro: «Un ponte sempre in costruzione e manutenzione che, tra il “non più” e il “non ancora”, riesce a interrompere le vittorie postume di nazisti e fascisti – tra le quali il ripetersi, da una generazione all’altra, della “storia infinita” – e a immaginare criticamente un futuro diverso».