Nei prossimi giorni verranno consegnate, prima a Torino e poi a Mondovì, medaglie e attestati di Giusti tra le Nazioni rilasciati dallo Yad vaShem di Gerusalemme ai discendenti del Giudice Emilio Germano e della famiglia Michiardi, che, a rischio della propria vita, salvarono dalla deportazione e dalla morte ebrei torinesi; il riconoscimento andrà anche alla famiglia Castagnino che salvò dalla deportazione il dottor Marco Levi, ultimo ebreo di Mondovì. Proprio a lui è dedicato il Museo della Ceramica di Mondovì di cui fu fondatore, ideatore e promotore di una vivida realtà museale che ancora oggi a Levi deve molto.
Nato nel 1910, Marco Levi fu banchiere, proprietario e direttore della Ceramica Besio a Mondovì. Non ancora ventenne, il giovane Marco si ritrovò a gestire una fabbrica di piatti, e dieci anni dopo anche un istituto di credito, entrambi rilevati da suo padre Moise Gabriele Levi detto Ettore. L’attività del Banco proseguì con regolarità sino al 1940; tuttavia in quell’anno, con conseguenza delle leggi razziali del 1938, al Banco Levi venne interdetta ogni attività bancaria. L’azienda fu messa in liquidazione sotto la guida del socio cattolico, il fedele amico Occelli. Pochi mesi dopo, Ettore, il padre di Marco, morì. Nel frattempo, nel settembre del 1943, il giovane Levi tentò di sfuggire alla deportazione e fu nascosto per circa diciannove mesi in un casolare isolato dell’alta Val Corsaglia, ospitato e protetto dalla famiglia Castagnino–Vinai. A partire dal 1945, subito dopo la liberazione, il banco riprese la sua regolare attività, sotto la guida del giovane Marco.
Ultimo ebreo dell’antica comunità ebraica di Mondovì, si dedicò nel dopoguerra a mantenere vive le tradizioni e la storia, curando il ripristino della Sinagoga e la ricerca di documenti andati perduti nella guerra. La piazzetta di fronte alla sua casa gli è stata intitolata nel 2002. Levi, ultimo ebreo della plurisecolare comunità israelitica di Mondovì, riuscì a trasformare la sua presenza in una realtà viva in grado di integrarsi e donare un contributo alla città. Tutte le tradizioni religiose e culturali dell’ebraismo sono stata negli anni insegnate dallo stesso Levi, sempre pronto a dedicare il suo tempo alla narrazione della sua religione nelle scuole, ai dibattiti nelle sedi culturali, ai confronti ecumenici e con le altre fedi religiose.
Una personalità ricca e orgogliosa della propria identità ebraica, che ha segnato la storia di Mondovì. Una volta chiusa la Ceramica Besio, Levi coltivò il progetto di conservare e trasmettere la memoria storica della plurisecolare esperienza artistica e industriale della ceramica monregalese e di farla rivivere in una prestigiosa sede museale. Quel sogno, inseguito dai primi anni Novanta del secolo scorso, è stato ora portato a compimento con questo Museo che rimarrà indissolubilmente legato alla figura e alla memoria di Marco Levi.