Il vicepremier Antonio Tajani ha visitato il Museo d’arte ebraica italiana
“Umberto Nahon” e ha tagliato il nastro per inaugurare la Sala Schwarz, nuovo
spazio adiacente alla sinagoga reso agibile dopo i lavori di ristrutturazione
terminati lo scorso dicembre.
La sala prende il nome da David Schwarz e sua moglie, Iride Schwarz
Tradati. David Schwarz, medico, fu internato nel campo di concentramento di
Ferramonti a Tarsia, in Calabria. Dopo la liberazione, a Milano ha aiutato i
profughi ed è stato membro della comunità ebraica di Milano. Iride Schwarz
Tradati, anche lei medico, è stata presidente della Federazione sionista
italiana e dell’Associazione delle donne ebree italiane (Adei Wizo). La sala
consentirà alla Hevràt Yehudé Italia be-Israel, l’organizzazione ebraica
italiana in Israele, di promuovere diverse attività culturali per far conoscere
l’impronta ebraica italiana e consolidare il ruolo del tempio come luogo di
incontro per la vita culturale della comunità.
Ad accogliere il ministro degli Esteri, il presidente del Comites di
Gerusalemme Beniamino Lazar, il vice-presidente della comunità ebraica italiana
Michael Racah con una delegazione (il presidente Vito Anav che era assente
per motivi familiari ha inviato un messaggio di benvenuto) e la presidente UCEI
Noemi Di Segni. Ad accompagnare il ministro c’erano l’ambasciatore d’Italia in
Israele Sergio Barbanti e il Console Generale d’Italia a Gerusalemme Giuseppe
Fedele.
“Italia e Israele sono fortemente legati. Non soltanto perché c’è una
grande comunità italiana che vive qua, anche israeliana di origini italiane. Ma
c’è un’importante comunità ebraica nella nostra Italia”, ha ricordato il
ministro Tajani. Al Comites e alla Hevrà il titolare della Farnesina ha
ricordato che gli italiani all’estero sono i migliori ambasciatori fra i
cittadini e i migliori collaboratori dell’ambasciata per far conoscere
l’Italia, promuovere il turismo e gli scambi culturali. “Dico sempre che la
politica estera non la fanno solo il ministro e i diplomatici. La fanno tutti gli
italiani che sono parte del nostro sistema Paese”.
E a Beniamino Lazar, che ricordava i numeri, i tempi e le eccellenze
dell’emigrazione dall’Italia verso Israele, il ministro Tajani ha detto: “Io mi
auguro sempre che sia volontaria. Non vorrei mai che per i rigurgiti di
antisemitismo in Europa la gente se ne andasse da casa propria per tornare
nella patria dei padri per paura che si ripeta l’orrore del passato. Questo
sarebbe una sconfitta per ciascuno di noi.”
“Contate su di me, sono un amico. Lo sono stato ieri, lo sono oggi e lo
sarò domani”, ha concluso il vicepremier Tajani.