Qualcuno se n’è accorto, oltre a noi che l’avevamo denunciato. Che il premio Campiello del 2022 I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni contenesse stereotipi antisemiti, inconsapevoli magari, ma comunque antisemiti. Ed è stata Karen Krüger della prestigiosa testata Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Faz. “Può accadere che un libro pieno di stereotipi antisemiti, che si presenta come romanzo di formazione, abbia successo? È possibile che editori, critici e giornalisti non si accorgano che dentro ci sono un maiale chiamato “David” e un usuraio malvagio chiamato “Salomone”? Può un romanzo del genere collezionare le più alte onorificenze letterarie? E poi avere un successo internazionale? La risposta a ciascuna di queste domande è sì”, scrive Krüger. Fin qui quanto abbiamo scritto su Shalom un anno fa piuttosto scandalizzati.
Ma Karen Krüger si pone la stessa domanda che ci siamo posti noi. “Nessuno dei recensori italiani ha trovato nel romanzo una riga meritevole di critica. Il libro è stato elogiato universalmente e Zannoni è stato acclamato come un prodigio letterario”.
Krüger ha telefonato a chi scrive e anche a Ugo Volli, storica firma di Shalom per capire come fosse possibile che nessuno se ne fosse accorto che, come abbiamo scritto un anno fa, “Solomon appare come un ritratto di Shylock di Shakespeare in “Il mercante di Venezia”, con cui, secondo una diffusa opinione accademica, ha avuto inizio l’antisemitismo moderno”. Per Volli, è probabile che “questo giovane scrittore non avesse l’intenzione di usare stereotipi antisemiti. Lo ha fatto apparentemente in modo non riflessivo – e questo rende la situazione ancora peggiore. Ha decorato la sua storia con attribuzioni antisemite senza capire che lo sono. Sono così radicate e diffuse nella società italiana che non vengono messe in discussione”. Per lo stesso motivo, suppone Volli, “probabilmente anche i critici e i giudici italiani non hanno trovato nulla di anomalo nel libro”.
Ma qui arriva il bello. Tradotto in America con il titolo “My stupid intentions”, in Germania con “Mein erstaunlicher Hang zu Fehltritten” e in Francia “Mes désirs futiles”, i personaggi cambiano soprattutto in Germania. “La traduzione tedesca ha modificato il nome di Fuchs da “Solomon” a “Fëdor”, ma ha mantenuto alcune espressioni antisemite presenti nell’originale italiano. Rowohlt, che ha pubblicato il libro in Germania, ha dichiarato di aver discusso con l’editore italiano Sellerio della presenza di stereotipi antisemiti nel romanzo e di aver deciso di cambiare il nome di Fuchs per evitare un’associazione con l’ebraismo. Inoltre, alcune frasi che facevano riferimento al giudaismo sono state modificate o eliminate nella traduzione tedesca. Gli editori francesi e americani hanno scelto invece di non modificare il testo originale.”, scrive Krüger. “L’edizione in lingua inglese è rimasta fedele alla descrizione dell’uomo che raccoglieva la legna durante il Shabbat. In quella francese si è optato per “samedi”, ovvero “sabato”. La stampa francese si è mostrata entusiasta del libro: “Una deliziosa favola filosofica e animale”, ha esclamato ad esempio la rivista di notizie “L’Obs”, mentre l’inserto letterario di “Le Monde” ha scritto: “La forza di questa favola di iniziazione sta nel fatto che tutto viene detto senza una parola superflua”. Anche negli Stati Uniti le recensioni sono state finora positive. Il “New York Times” ha rilevato che il personaggio di Solomon ha un “sapore antisemita” e che i riferimenti di Zannoni alla natura degli animali o alle questioni teologiche non sono sempre particolarmente “sfumati”.
Zannoni ha preferito non rispondere alla Faz, ma come scrive Krüger, “il suo libro ora inizia il suo tour mondiale con una volpe disegnata in modo antisemita e i nomi più belli che esistono al mondo. Si possono decostruire i pregiudizi, si può cavalcare su di essi o perpetuarli attraverso un’interazione casuale o indifferente con essi in modo velenoso. Il libro di Zannoni fa questo”.
Resta il nostro giudizio: noi l’avevamo denunciato.