Oltre 400 studenti di 14 Comuni della provincia di Roma
partiranno dal 22 al 28 marzo per il Viaggio della Memoria patrocinato dal
Consiglio regionale del Lazio. Un Viaggio della Memoria, presentato questa
mattina a palazzo Rospigliosi a Zagarolo con il presidente del Consiglio regionale
del Lazio Daniele Leodori, con la presidente della Comunità ebraica di Roma
Ruth Dureghello e Piero Terracina, sopravvissuto al campo di concentramento di
Auschwitz Birkenau, dove gli studenti potranno vedere con i propri occhi l’orrore
generato dall’ideologia nazista.
“Dopo questo viaggio – ha spiegato la presidente della
Comunità ebraica di Roma rivolgendosi agli studenti – alcuni di voi torneranno
diversi”. “L’esperienza tra Austria e Polonia vi racconterà una pagina
della nostra storia, di vicini di casa, parenti, amici – ha aggiunto – Fu
deciso che persone come Piero o come me non erano più degni di essere
cittadini. Per la colpa di essere diversi e come tali nemici da annientare.
Questo è successo anche nel nostro Paese, a Roma, in tutta Italia. Gli ebrei
furono braccati e consegnati ai nazisti da altri italiani, e portati in un
luogo di morte per uscire come cenere dai camini. Questa è la nostra storia, e
se ha un senso fare memoria è darle un significato. Conoscere è necessario,
diceva Primo Levi, e solo quando conoscerete ciò che è stato e quello che ha significato
non ribellarsi, o additare un vicino per farlo portare via, solo allora comprenderete
che voi sarete i cittadini di domani e avrete gli strumenti per scegliere se essere
protagonisti oppure complici. Oggi dilagano sul web notizie false, che
confondono, le coscienze vengono reclutate e si ispirano a modelli spesso non
sani. E’ una società in cui bullizzare un compagno per il colore della pelle è
comune. Ma non sono quelli gli strumenti del confronto. Gli ebrei vivono in
Italia da più di 2200 anni. Per secoli il popolo ebraico è stato integrato. Chi
vuole negare il nostro essere vuole negare l’esistenza di ciascuno di voi. Con
il Viaggio – ha concluso Dureghello – farete una esperienza di vita. Quando
ricordiamo lo facciamo per vivere e vivere insieme”.
“Arrivando ad Auschwitz Birkenau vedrete quello che per
me e milioni di ebrei è stato l’inferno. Li’, vi renderete conto di cosa è
stato questo massacro terribile”, ha ricordato agli studenti Piero Terracina,
uno dei pochi ebrei italiani sopravvissuti all’orrore dei campi di
concentramento. Deportato a 15 anni insieme alla sua famiglia fu l’unico a fare
rientro a casa. “E’ necessario fare memoria in modo che questa si
trasmetta di generazione in generazione”. “Ad Auschwitz sono state assassinate
1,1 milioni di persone – ha ricordato – Gli ebrei romani del 16 ottobre
deportati erano 1023 innocenti; superarono la selezione 149 uomini e 47 donne.
Tutti gli altri erano stati ridotti in fumo e cenere la sera stessa. Arrivavano
trasporti da tutta Europa e nel campo il posto doveva essere lasciato da chi già
era dentro: si facevano delle ‘selezioni’. Non so come ho fatto a superare ben
6 selezioni. I miei genitori e il nonno furono assassinati all’arrivo. Alla
fine della guerra quando sono riuscito a tornare a casa, speravo di ritrovare
qualcuno dei miei fratelli, ero rimasto
solo e disperato. Avevo appena compiuto 17 anni. Dopo la liberazione arrivai in
Unione Sovietica, io riuscii a capire che a Mosca, dove ero in sanatorio, c’era l’ambasciatore italiano, e
gli scrissi una lettera. Egli mi permise di ritrovare la strada di casa. Io ho
avuto la fortuna di ritrovare i miei compagni di scuola. Ho ritrovato dei
cugini che non mi hanno mai lasciato solo. Mi fu offerto un lavoro che mi
permise di mantenermi e di rifarmi una vita quasi normale. Certo a volte il
passato ritorna e diventa
insopportabile. Dimenticare è impossibile. Andate ad Auschwitz a vedere le attrezzature di morte e vi
renderete conto di cosa è stato questo terribile massacro contro persone uguali
a tutti gli altri. Quando sono tornato
avrei voluto giustizia e non vendetta, ma nessuna autorità mi ha chiesto se
avessi voluto riconoscere chi aveva denunciato gli ebrei. Anzi, la prima lettera
dallo Stato era la richiesta delle tasse arretrate di mio nonno… Nessuno mi
ha mai chiesto qualcosa – ha concluso
Terracina – Anche la gente normale non voleva sapere, nessuno voleva
credere che fosse realmente accaduto”.