Scenari inattesi e nuove interpretazioni. Dieci, come i comandamenti dettati a Mosè sul Monte Sinai, è il nuovo libro di Elena Loewenthal, pubblicato da Einaudi. È ricordato qui ancora una volta il ruolo centrale della Legge nell’ebraismo, testimoniato peraltro dalla colorata semantica della lingua ebraica a riguardo. Hoq, Mitzwah, Halakhah sono solo alcune delle parole che rimandano all’universo normativo che vede nel principio di responsabilità l’imperativo assoluto su cui poggia l’intero sistema.
Distaccandosi dall’esegesi tradizionale l’autrice si impegna nell’adottare una lettura più intima e personale dei testi, avendo lei stessa tradotto i passi biblici e talmudici in questione.
Così come il Decalogo, dieci sono i capitoli del libro.
Il primo si apre richiamando le due differenti versioni sulla creazione contenute in Genesi. Poi si approfondisce il dialogo avvenuto nel giardino dell’Eden tra Dio e Adamo dove le paure di quest’ultimo sono intervallate dai suoi silenzi. Una relazione, quella tra il Signore e l’uomo, che si ripropone in tutta la Torah: quasi sempre conflittuale e tormentata, fonte inesauribile di dubbi e incertezze. La parola, dvar, ricopre in questo libro una funzione di riguardo, così come nell’ebraismo che da secoli le demanda il ruolo di custode del sapere. Un’analisi che parte dalla lingua e che restituisce a terreni già battuti nuova linfa. Buona lettura.