Al MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in occasione della Giornata della Memoria, è stata inaugurata la mostra “Dall’Italia ad Auschwitz”. L’esposizione, promossa dalla fondazione museo della Shoah e dall’ UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali-, ricostruisce le pagine più buie delle deportazioni nell’Italia occupata dai nazisti e delle esperienze vissute dai deportati italiani ad Auschwitz Birkenau.
L’inaugurazione dell’evento si è aperta con una conferenza, che ha visto l’intervento del direttore dell’UNAR Mattia Peradotto il quale ha portato delle riflessioni sul significato della parola memoria. “La memoria è un mezzo per resistere al tentativo di cancellare la storia. Siamo qui oggi per imparare, ma anche per ricordare una delle pagine più buie della storia” ha affermato. Successivamente gli storici hanno preso la parola fornendo un’interpretazione dell’esposizione. “Tante sono le mostre su Auschwitz, ma questa mostra è uno studio che nasce dalla visione degli italiani deportati ad Auschwitz” ha dichiarato lo storico Marcello Pezzetti, curatore dell’esposizione – Abbiamo capito che la ricerca era ferma su questo argomento. I deportati italiani e romani hanno visto un Auschwitz diverso da quello di un ebreo proveniente da un altro paese d’Europa perchè la struttura del campo cambiava nel corso degli anni.” La conferenza è poi terminata per passare alla visita della mostra guidata dallo stesso Pezzetti.
L’esposizione, che si trova al primo piano del museo e allestita in numerosi stand, ha portato alla luce nuove importanti scoperte circa le deportazioni dall’Italia ad Auschwitz Birkenau. Tra le migliaia di vagoni che giunsero a Birkenau si è infatti scovata la presenza di oltre milletrecento non ebrei italiani, catturati per rastrellamento nell’ Italia del nord-est. Tra loro più di mille erano donne che furono deportate direttamente a Birkenau poiché era l’unico campo di concentramento femminile, ad eccezione del campo di Ravensbruk a nord di Berlino, che però era ritenuto dai nazisti troppo distante. I maschi invece furono anche loro deportati a Birkenau, transitando però in altri campi di sterminio. Un’altra rilevante scoperta riguarda la presenza, tra i deportati, di undici rom italiani. Un fatto che in precedenza si riteneva non fosse mai avvenuto ad Auschwitz. Questa scoperta è stata confermata analizzando i documenti nel carcere di Coroneo, dove si è trovata la parola “zingaro” in tedesco, con un errore di scrittura poiché scritta dalle guardie italiane che poi consegnarono i prigionieri ai tedeschi.
Una volta terminata la mostra, prima della conclusione della cerimonia, c’è stato un momento di riflessioni. “I temi della discriminazione si vedono oggi e non sono nella mostra. Mai più è per oggi, non per ciò che è successo ieri” ha detto il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia.