Quando nel 1493, nonostante le proteste del Parlamento siciliano, gli ebrei vennero espulsi dall’isola a seguito dell’editto di Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia, dalla sola Siracusa fuggirono tra le 12mila e le 14mila persone. Venne abbandonato l’intero quartiere di Ortigia, ancora oggi meta di visitatori e turisti. Fu una fuga disperata che per molti iniziò dal porto di Messina ma le navi vennero assaltate e gli ebrei imbarcati vennero depredati e uccisi.
Le tracce lasciate dalla presenza ebraica sono poche ma di grande fascino: il mikwè, il bagno rituale, di casa Bianca in via Alagona 52 è l’unico rimasto dei tre della zona ed è stato scoperto alcuni anni fa in seguito ad un restauro. La visita è di grande suggestione. Le vasche sono probabilmente di origine bizantina riutilizzati poi dalla comunità ebraica locale. I locali sono di proprietà privata e per le visite è necessario prendere appuntamento.
Siracusa fu probabilmente il luogo di uno dei primi gruppi ebraici siciliani che vi rimase ininterrottamente dai tempi antichi fino all’espulsione. Si ipotizza addirittura che vi possano essere arrivati i profughi dalla Palestina dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 dopo l’era volgare. Gli ebrei siracusani furono imprenditori dediti al commercio internazionale – soprattutto verso il nord Africa – e artigiani e piccoli commercianti. Il quartiere ebraico restò sempre su Ortigia dove si trova ancora via della Giudecca.