“In data civile oggi e’ il 9 ottobre. Nel 1982 fu un giorno triste per la nostra Comunita’ e per la Sinagogada cui parliamo, che fu bersaglio di un attentato terroristico che fece decine di feriti e tolse la vita ad un bambino. E purtroppo, proprio oggi in Germania, ad Halle, c’e’ stato un attentato neonazista alla Sinagogache ha fatto due vittime. Dall’attentato di Roma sono passati 37 anni ma il nostro ricordo e’ ancora ben vivo, noi pero’ siamo stati capaci di trasformare il lutto in forza vitale, il lamento in forza e in volonta’ di costruire trasformando le nostre coscienze, le nostre organizzazioni, in entita’ sempre piu’ vitali”. Lo ha detto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, intervenuto a Radio Uno al termine delle celebrazioni dello Yom Kippur. “Questo e’ l’insegnamento ricevuto e che abbiamo applicato – ha aggiunto – e che dovrebbe essere un modello per ogni societa’ colpita dalla violenza e dall’odio, un esempio per contrastare gli orrori e i mostri che ancora circolano e colpiscono, rispetto ai quali non dobbiamo cedere, ma essere presenti sempre con la testimonianza dei nostri valori”.
Ferma risposta anche del presidente della Comunità Ebraica romana, Ruth Dureghello: “Al termine di Kippur e nell’anniversario dell’attentato al Tempio Maggiore, la notizia di un attentato alla sinagogadi Halle. Ancora sangue e morti per l’odio antisemita che in Europa rinasce nel luogo dove piu’ ha portato morte, noi non abbiamo paura e continuiamo a vivere”.
La presidente dell’Unione delle Comunita’ Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, ha invece inviato il seguente messaggio all’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling: “Caro ambasciatore Elbling, mentre eravamo in preghiera nelle nostre sinagoghe nel digiuno solenne dello Yom Kippur, i nostri fratelli tedeschi, nella sinagogadi Halle, venivano attaccati da un criminale neonazista. Quella che va concludendosi è una giornata drammatica per gli ebreidi Germania, per il popolo tedesco, per tutti coloro che credono in un’Europa di pace, speranza, convivenza tra identità e religioni diverse”. Così la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato all’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling. “I fatti di Halle – continua Di Segni nel messaggio -, nella loro tragica dinamica, ci riportano a un altro 9 ottobre, di 37 anni fa, quando ad essere colpito fu il Tempio Maggiore di Roma e a perdere la vita un bambino di appena due anni, Stefano Gaj Taché. Oggi era Yom Kippur, il solenne digiuno che costituisce il momento più sacro dell’anno ebraico. Allora era Shemini Atzeret, la conclusione di Sukkot, la Festa delle Capanne, un altro momento dalla forte valenza simbolica. Non abbiamo dimenticato e mai dimenticheremo”. “La speranza – aggiunge – è che le autorità competenti sappiano dare al più presto un nome e un’identità agli artefici di questa nuova carneficina, facendo in modo che siano messi in condizione di non poter più nuocere. Fare giustizia però non sarà sufficiente. Servirà, da parte di tutti, un autentico scatto di consapevolezza della vastità del pericolo estremista, in ogni sua forma e declinazione, e della necessità sempre più urgente di una sua efficace repressione per il bene di tutti, non solo della comunità o dell’istituzione specifica che viene colpita. È una sfida che i nostri due Paesi devono essere in grado di affrontare insieme a tutti gli altri partner europei, consapevoli che da questo impegno passa la strada di un futuro senza odio, antisemitismo, razzismo in ogni sua forma. Alle famiglie delle vittime – conclude – il più profondo cordoglio di tutto l’ebraismo italiano”.