Il 25 marzo 1944 venne arrestato dalle SS il giovane Emanuele Artom, seviziato e tradotto alle Carceri Nuove di Torino, morì per le atroci torture subite il 6 aprile 1944. Il suo corpo non fu restituito e non venne mai ritrovato.
Oggi 6 aprile 2022 la Comunità di Sant’Egidio, le Comunità Ebraiche di Torino, Casale Monferrato, Vercelli, Novara VCO, insieme alla Città di Torino e con l’adesione dell’ANPI, fanno memoria di questo efferato delitto, simbolo di una persecuzione razzista e antisemita che ha devastato la coscienza civile di una convivenza plurisecolare nella città di Torino.
Un “pellegrinaggio della memoria” che si snoda dalla Stazione di Porta Nuova presso la lapide dedicata ai deportati al binario 17, verso la Scuola Ebraica intitolata alla memoria di Emanuele Artom e giungerà alla Sinagoga in piazzetta Primo Levi, un itinerario che farà ripercorrere quel percorso che il giovane Emanuele aveva compiuto migliaia di volte dopo la promulgazione delle Leggi razziste del 1938.
Una proposta a tutta la città, rivolta soprattutto alle giovani generazioni, perché non dimentichino la tragedia della violenza antisemita, della guerra, della deportazione e della Shoah che ha inghiottito la vita di milioni di ebrei e ha ferito profondamente anche la Torino.
I discorsi accorati del Presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni e di Daniela Sironi ideatrice della marcia e responsabile per il Piemonte di Sant’Egidio hanno anche quest’anno dato un valore aggiunto a un’iniziativa rivolta soprattutto alle nuove generazioni perché non dimentichino la tragedia della violenza antisemita, della guerra, della deportazione e della Shoah.
Oltre vent’anni fa la Comunità di Sant’Egidio a Roma ha deciso di sostenere la memoria pubblica della deportazione degli ebrei romani e il 16 ottobre 1943 è diventata una data di riferimento per la memoria collettiva della città. Questa determinazione che vede di anno in anno una Marcia della Memoria che parte silenziosa dalla piazza di S.Maria in Trastevere e raggiunge il Portico di Ottavia – dal 2002 intitolato “Largo 16 ottobre 1943” – per ascoltare la voce dei testimoni, raccoglie la partecipazione delle istituzioni e dei romani, specialmente giovani e, sempre più, dei “nuovi romani”, giovani immigrati di fedi diverse, nella convinzione che una chiara coscienza europea non può mancare l’appuntamento con la tragedia della Shoah.
Da Roma, l’amicizia con le Comunità ebraiche in tutto il mondo, ha sviluppato una rete significativa di pellegrinaggi della memoria che mantengono vivo il legame con un doloroso passato e si interrogano sul presente. Dall’Argentina, all’Ungheria, ai diversi Paesi dell’Est e dell’Ovest europeo, le città ritrovano attraverso l’amicizia tra Sant’Egidio e le Comunità ebraiche, un senso forte del ripudio di ogni discriminazione e maturano gli anticorpi di quella “cultura del disprezzo” che il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, indica come l’humus nel quale affondano le radici dell’antisemitismo e della violenza contro tutte le minoranze.
È profondo e antico il legame della Comunità di Sant’Egidio con l’ebraismo e le Comunità ebraiche, segnato da tanti incontri, amicizie personali, condivisione e riflessione, ascolto e partecipazione.
Torino è parte integrante di questa rete di città e di comunità che intendono offrire il proprio contributo spirituale e morale alla costruzione di una coscienza europea libera dalla violenza razzista, capace di proporsi per il proprio umanesimo solidale e pacifico, espressione di una storia contraddittoria e dolorosa nella quale far maturare i semi della speranza di umanità delle generazioni future.