Skip to main content

Ultimo numero Marzo – Aprile 2025

Scarica l’inserto di Pesach

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    ITALIA

    25 aprile: Andrea e la parte sbagliata della Piazza

    Ancora un 25 aprile, ancora una mistificazione della storia con le bandiere palestinesi in piazza contro quelle della Brigata Ebraica. In una Porta San Paolo blindata e divisa in due con oltre 30 blindati e una lunga fila di camionette e di cordoni di agenti di polizia, si è svolta anche quest’anno l’ennesima manifestazione propal con i soliti slogan ormai triti e ritriti, ma di certo non meno irritanti: “Israele assassino. Palestina libera. Fuori i fascisti-sionisti dal 25 aprile”.

    Appena la comunità ebraica va via, la piazza viene aperta e il corteo propal, ormai due gatti in un rituale stanco dove la polizia è più numerosa dei manifestanti, che depositano anche loro una corona di fiori sotto la lapide dei partigiani che combattevano contro Hitler, alleato del Gran Muftì, antenato di Arafat. Non ce la fanno a sfilare in modo pacifico, quella pace che tanto evocano nelle manifestazioni e il tafferuglio si sfiora quando si tenta di issare una bandiera verde di Hamas sulle mura di Porta San Paolo con tanto di scritta in arabo, ma vengono accerchiati e allontanati. Tensione anche sul Ponte Spizzichino quando una lite, sfociata anche in alcuni spintoni, avviene tra gli studenti di Cambiare Rotta, i militanti di potere al Popolo e i manifestanti dell’Anpi. “Guerrafondai. Via il Pd dal corteo”, urlano gli studenti che poi bruciano una bandiera della NATO. Chissà se lo sanno che il ponte è intitolato a Settimia Spizzichino, l’unica donna sopravvissuta alla razzia del 16 ottobre, ma ne dubito.

    Presa dalla curiosità, intervisto Andrea, un manifestante, che mi sciorina una quantità di luoghi comuni e di falsità palesi. “La piazza è stata concessa in esclusiva alla comunità ebraica (non è vero, subito dopo è stata aperta anche a loro), le forze dell’ordine e lo Stato sono complici dello stato sionista d’Israele, la comunità ebraica sionista è mascherata da brigata ebraica (che forse Andrea non lo sa, ma era sionista), complici di un “genocidio in Palestina”, l’abuso del termine è d’obbligo. Faccio notare ad Andrea lo striscione “Palestina Libera dal Fiume al Mare” E ascolto attenta la spiegazione a quello che è un appello alla distruzione dello stato d’Israele, sancito da un voto Onu, l’organizzazione tanto cara ai propal. “La Palestina – mi risponde candidamente – deve essere libera dal fiume al mare, da discriminazioni, da apartheid, dall’occupazione praticata dallo stato d’Israele da 75 anni”, ma Gaza – mi chiedo -non era stata sgombrata nel 2005 da Israele per darla ai palestinesi (che ci hanno seminato nuovi germogli di distruzione)? E poi la Cisgiordania dal 1948 al 1967 non apparteneva alla Giordania?

    Perplessa dalla storia piegata a propria immagine, non mi rendo conto che il bello deve ancora arrivare quando mi si palesa davanti la visione profetica dello stato israelo-palestinese ad immagine del propal italico… “Uno stato democratico (da che mi ricordi non esiste uno stato democratico stile occidentale in nessun paese arabo), dove vivano arabi ed ebrei, uno stato desionistizzato (aggettivo molto in voga nel mondo antagonista usato a mo’ di parolaccia), e libero dal cancro sionista (eccola la parolaccia), è così che in quella terra si può conoscere pace”. Pace in Medioriente mi sembra un concetto ardito, ma non replico, penso infatti a quanta pace c’è in Siria, in Libano, nel Kurdistan… e anche a quanta democrazia in Iran, soprattutto quando una donna decide di essere libera e non indossare il velo.

    Ma Andrea ci tiene a ribadire di non essere antisemita, la colpa è “del sistema mediatico (di cui faccio parte anch’io che lo intervisto) e politico asserviti al sionismo, spacciano l’idea che chi difende la Palestina sia antisemita. Oggi il principale nemico degli ebrei nel mondo è lo stato sionista d’Israele che con i suoi crimini dall’8 ottobre alimenta il sentimento antiebrei in tutto il mondo”. Ovviamente non una parola sul 7 ottobre, sull’eccidio, sugli ostaggi, soltanto sulla guerra scatenata così quasi per caso da Israele l’8 ottobre. Ma chi è il peggior antisemita oggi? Già, chi è? Ovvio, è lui, il diavolo in persona con tanto di coda e ali di pipistrello: ovvero il premier Bibi Netanyahu. Anche se, Andrea per par condicio ci mette anche Meloni e Trump nella costruzione di un inferno sovranista.

    Quasi fossi in un romanzo distopico di Philip Dick, mi sveglio in un’altra dimensione in questo stato fantastico descritto da Andrea, già evocato peraltro da Arafat e immaginato dall’ateo Ilan Pappé, profeta propal. Che bello questo paese democratico, in cui ogni mattina ebrei e arabi si svegliano, cantano Imagine di John Lennon, aprono le finestre sulla città vecchia di Gerusalemme salutandosi reciprocamente con Shalom e Saalam mentre lanciano rose per strada e mettono fiori sui cannoni, come evocava il famoso slogan hippie. Purtroppo, mi risveglio immediatamente pensando a lei, a Golda. Mi ricordo dell’incontro nell’autunno del 1947 che Golda ebbe con Re Abdullah di Giordania quando voleva scongiurare la guerra che i paesi arabi stavano programmando contro il nuovo stato. Abdullah si rifiutava di pensare a uno Stato Ebraico: “Qual è l’urgenza di fondare un nuovo Stato? – le chiese -Annetterò l’intero paese, voi ebrei sarete rappresentati in parlamento con trattamento preferenziale”. E si infuriò con Golda per aver rifiutato. Il re venne ucciso successivamente in un agguato da un sarto palestinese nel 1951. Dopo anni Golda ricorderà nelle sue memorie quell’incontro. “Devo ammettere che se penso a quello che sarebbe stato di noi quale minoranza privilegiata nel regno di un sovrano arabo assassinato dalla sua stessa gente, non riesco proprio a dispiacermi di aver tanto deluso Abdullah”. Forse Andrea non lo sa o magari non ci ha mai pensato, ma è bene spiegarlo. Uno stato ebraico-arabo non potrebbe mai esistere perché dopo due minuti gli ebrei sarebbero cacciati via per sempre. La verità è molto più semplice delle illusioni occidentali.

    CONDIVIDI SU: