Il Presidente Isaac Herzog e la first lady Michal Herzog hanno ospitato uno speciale evento nella Residenza Presidenziale israeliana. Si tratta di Zikaron BaSalon (“Remembrance in the Living Room”) un’iniziativa sociale, che consiste nell’ospitare nel salotto delle proprie case sopravvissuti alla Shoah che condividono le proprie testimonianze con ospiti, in particolare giovani. L’iniziativa della “memoria in salotto” è diventata una parte imprescindibile della giornata annuale di commemorazione delle vittime della Shoah – conosciuta in Israele come Yom Hashoah – sin dalla sua istituzione nel 2011.
Quest’anno, il Presidente e la sua First Lady hanno partecipato all’iniziativa Zikaron BaSalon insieme ad altri 25.000 israeliani che hanno aperto e apriranno le porte delle loro case nei prossimi giorni, accogliendo la sopravvissuta alla Shoah Ines Nissim nel “soggiorno” presidenziale. Ines, nata a Salonicco, ha condiviso la sua testimonianza e la sua storia personale insieme ad altri ospiti, che hanno preso parte ad un interessante scambio di racconti. Il cantante Yonatan Razel ha eseguito la sua canzone “Katonti” e la canzone di Yehudah Poliker “Dust and Ashes”.
Ines Nissim, che aveva solo 14 anni quando i tedeschi invasero la Grecia, ha raccontato agli ospiti e al Presidente la storia della sua fuga con la sua famiglia da Salonicco, attraverso la Turchia, verso la Terra d’Israele. “Quando le persone parlano della Shoah, spesso non parlano di cosa fu la Shoah in Grecia”, ha detto la donna “a volte mi capita persino che le persone si sorprendono di ciò che racconto e mi chiedono: ‘C’è stata la Shoah in Grecia?'” Per la donna raccontare la storia della distruzione della comunità ebraica di Salonicco è un compito fondamentale.
Nel corso dell’incontro Ines ha condiviso la sua testimonianza: “gli ebrei della Grecia erano ben integrati: lavoravano nel commercio, come medici e come proprietari di giornali. Era davvero una comunità molto variopinta perché le persone parlavano molte lingue, tra cui il tedesco e il francese. Quando i tedeschi arrivarono nel 1941, tutto cambiò. Le ragazze ebree non potevano più andare a scuola. I cristiani che andavano non permettevano loro di studiare” Ha raccontato la donna. “Nel 1943 decisero che tutti gli ebrei dovevano essere concentrati in un unico grande ghetto. Di tanto in tanto cominciavano a prendere alcuni ebrei, facendoli camminare fino alla stazione dei treni, da cui venivano mandati a d Auschwitz”.
Ines ha descritto come la sua famiglia riuscì ad attraversare il confine della Grecia a cavallo, in un viaggio estremamente pericoloso. Dopo la caduta dell’Italia in guerra, i tedeschi presero il controllo della Grecia meridionale, compresa Atene, dove risiedeva la famiglia di Ines, e chiesero che gli ebrei si registrassero presso le autorità per deportarli nei campi di sterminio. La famiglia di Ines riuscì a fuggire in Turchia, paese neutrale, con l’aiuto dei partigiani. Dopo un viaggio estenuante e con i pochi soldi rimasti, la famiglia riuscì a fuggire a sud, fino a raggiungere Aleppo in Siria e da lì la Terra d’Israele. Ines si è commossa nel descrivere l’arrivo della sua famiglia in Israele nonostante le difficili condizioni e il viaggio della sua famiglia a Tel Aviv, dove la donna vive ancora oggi.
Il Presidente Herzog ha ringraziato la testimone dicendole: “Siamo molto commossi che tu sia con noi. Il vantaggio dell’iniziativa Zikaron BaSalon, che sta guadagnando un incredibile successo, è che facilita il ricordo della Shoah in una situazione intima e privata. Vorrei in questa occasione ricordare la cugina di mio padre, Hannah Goldberg, che aveva solo 20 anni quando fu uccisa ad Auschwitz: fu catturata quando tentò di fuggire dai nazisti in Francia e fu portata in un campo di detenzione, e da lì su un treno merci diretto ad Auschwitz. Riuscì a mandare una lettera scritta a matita, che gettò dal finestrino della carrozza a sua madre, nostra zia Ester, scrivendole: “Aspettami, torno”. La sua memoria qui e si unisce alle memorie di tutti coloro che rievocano le proprie esperienze personali e familiari”
Il presidente ha aggiunto: “Gli ebrei di Salonicco formavano una comunità enorme e gloriosa. Parliamo degli ebrei di Salonicco oggi perché la Shoah ha distrutto quasi l’intera comunità, circa il 97% di essa.