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    ISRAELE

    Yad Vashem riceve l’archivio segreto di PetrGinz, il giovane prodigio del ghetto di Theresienstadt

    È rimasto nascosto per decenni in una soffitta di Praga, ma oggi trova finalmente la sua destinazione: l’archivio personale di PetrGinz, adolescente ebreo ceco ucciso ad Auschwitz nel 1944, è stato donato a Yad Vashem. Un lascito prezioso, testimone della forza, della creatività e della resilienza in uno dei periodi più oscuri del Novecento.

    Petr Ginz è noto per essere stato un talento precoce. Nato nel 1928 a Praga, coltivò fin da piccolo una vivace passione per la scrittura e il disegno. Tra le sue ispirazioni, Jules Verne, le scienze e la letteratura. Durante la prigionia nel ghetto di Theresienstadt, fondò e diresse Vedem (“Noi conduciamo”), una rivista clandestina realizzata da ragazzi internati. In quelle pagine — scritte a mano, illustrate, spesso a rischio della vita — Ginz raccontava la quotidianità del ghetto con lucidità, ironia e una sorprendente maturità.

    Tra i suoi lavori più emblematici figura Paesaggio lunare, un disegno che raffigura la Terra vista dalla Luna. L’opera raggiunse fama mondiale nel 2003, quando l’astronauta israeliano Ilan Ramon la portò con sé nello spazio, durante la missione dello Shuttle Columbia. La tragedia del rientro, costata la vita all’equipaggio, fece assumere al gesto un significato ancora più simbolico: la capacità di andare oltre.

    Il ritrovamento dell’archivio è legato proprio a quella vicenda. Conservato per anni in una soffitta e successivamente arrivato nelle mani di Hava Ginz-Persburger, sorella di Petr e sopravvissuta alla Shoah, il materiale è stato donato al memoriale israeliano secondo le sue ultime volontà. La figlia, Tamar Tzemach-Marom, ha consegnato personalmente i documenti a Gerusalemme: “Era il suo ultimo desiderio”.

    L’archivio comprende diversi numeri originali di Vedem, quaderni manoscritti, lettere, disegni, fotografie di famiglia e ritratti scolastici di coetanei deportati e uccisi. “Questa raccolta offre una testimonianza unica della creatività, del coraggio e dello spirito indomabile di un ragazzo”, ha affermato Eliad Morah-Rosenberg, curatrice capo delle arti visive a Yad Vashem. Ogni documento custodisce un frammento di vita, una voce che si leva contro l’oblio, “un segno tangibile della vita del fratello perduto di Hava”.

    Il materiale verrà esposto in una mostra temporanea prevista per la primavera, seguita, a partire da settembre, da un’esposizione più ampia intitolata Memoria viva: tra passato e futuro. L’obiettivo è quello di raccontare la storia di Petr, offrendo anche al pubblico uno sguardo diretto sul vissuto dei giovani ebrei durante la Shoah, attraverso gli occhi di chi, pur nella tragedia, non smise mai di creare, immaginare e scrivere.

    “Siamo un popolo diviso, e il diario di Petr ci ricorda che la forza non è mai scontata. Dobbiamo unirci attorno ai nostri valori fondamentali, documentare fedelmente le nostre esperienze, e servire da luce per le nazioni,” ha ricordato Tzemach-Marom. Nonostante la fragilità della nostra forza, la storia di Petr ci ricorda come si debba ritrovare l’unità e custodire la memoria, ispirando così le generazioni future.

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