Un team di studiosi dell’Università ebraica di Gerusalemme ha fatto un notevole passo avanti nella decifrazione delle incisioni rupestri nel parco di Timna, nel sud di Israele. Grazie all’uso di una tecnologia tridimensionale all’avanguardia, i ricercatori sono riusciti a rivelare molti dei particolari che hanno ispirato queste opere, risalenti al XIV secolo a.e.v.
Il parco di Timna è celebre per i suoi antichi resti legati alla produzione del rame, datati al VI millennio a.e.v. Tuttavia, le emblematiche incisioni rupestri hanno sempre rappresentato un enigma anche per i più esperti. Recentemente, un software innovativo sviluppato dal Computational Archaeology Laboratory, insieme all’uso di uno scanner 3D, ha permesso al team guidato dal Prof. Lior Grossman e dalla studentessa di dottorato Lena Dubinskydi esaminare in dettaglio le tecniche utilizzate da questi antichi artisti.
“Abbiamo scoperto che le decisioni degli scultori erano guidate da precise scelte visive e teoriche” ha dichiarato il Prof. Lior Grossman. Infatti, i risultati dello studio, riportati nel Journal of Archaeological Method and Theory, in collaborazione con il parco di Timna, il Lev Academic Center e la Charles W. Wilson Foundation, rivelano che le incisioni non erano solo frutto di abilità tecniche, ma anche di considerazioni estetiche e concettuali dell’epoca.
Il focus principale dell’analisi è stato incentrato su due incisioni: quella del carro, la più grande del parco, e un’altra che segue il canone egizio, raffigurante faraoni. “Analizzando le tecniche usate e i segni degli utensili nelle miniere di rame, abbiamo potuto delineare un linguaggio visivo unico” ha spiegato Lena Dubinsky.
Questa metodologia innovativa non solo chiarisce il mistero delle incisioni di Timna, ma apre anche nuove prospettive per future indagini archeologiche. Tale studio ha permesso dunque di esaminare con maggiore precisione il patrimonio culturale israeliano, fornendo strumenti per una comprensione più approfondita delle culture passate.