
Vicino alle rive del Mar di Galilea, in un antico insediamento natufiano, è riemersa dal terreno una statuetta in argilla di appena 3,7 centimetri che sta riscrivendo ciò che sappiamo sul rapporto tra esseri umani e animali nelle società preistoriche. Il manufatto, datato a circa 12.000 anni fa e scoperto nel sito di Nahal Ein Gev II, raffigura una donna chinata in avanti, avvolta dalle ali di un’oca in una posa tanto sorprendente quanto enigmatica. Gli archeologi che l’hanno analizzata sostengono che possa trattarsi della più antica rappresentazione nota di un’interazione tra uomo e animale, almeno nel campo delle figurine modellate.
La statuetta, modellata da un unico grumo di argilla e poi cotta, presenta tracce di pigmento rosso e persino un’impronta digitale — forse dell’artigiana che l’ha creata — offrendo una testimonianza materiale straordinaria della sensibilità artistica dell’epoca. È stata rinvenuta all’interno di una costruzione semicircolare in pietra, un ambiente che aveva già restituito resti legati a rituali, sepolture e oggetti simbolici. Questo contesto rafforza l’ipotesi che il piccolo artefatto fosse parte di un insieme cerimoniale.
La scena raffigurata non sembrerebbe voler richiamare un evento reale, ma piuttosto un’immagine mentale, forse un simbolo mitologico. Gli studiosi suggeriscono che possa rappresentare un’idea di fusione, un’unione spirituale con l’animale, coerente con le concezioni animistiche attribuite alla cultura natufiana: un mondo in cui confini tra uomo, fauna e spirito erano più fluidi di quanto oggi possiamo immaginare. Allo stesso tempo, la figura femminile mostrata in modo naturalistico offre uno sguardo raro sull’arte preistorica dell’Asia sud-occidentale, dove tali rappresentazioni sono eccezionali.
Questa scoperta aggiunge quindi un tassello prezioso alla comprensione delle credenze e dell’immaginario delle comunità che abitavano la regione alla fine dell’Epoca glaciale. Non è solo un oggetto antico: è un frammento di un linguaggio simbolico che precede di millenni l’agricoltura, la scrittura e le prime civiltà.













