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    ISRAELE

    Roy Chen al Salone del Libro: “A Tel Aviv viviamo come in un film. Ma è tempo di pace”

    È stato un dialogo intenso, appassionato, quello che si è svolto il 18 maggio nella Sala Bianca dell’Oval del Salone del Libro, dove lo scrittore israeliano Roy Chen ha incontrato il pubblico insieme alla scrittrice Ilaria Gaspari. Voce originale e profondamente umana della narrativa contemporanea, Chen ha condiviso la sua visione del mondo, della scrittura e della pace con parole che hanno toccato corde profonde.
    “A Tel Aviv viviamo come in un film” ha detto con un sorriso. Ma subito ha aggiunto: “Per noi è arrivato il tempo della pace. Io credo, devo credere nel dialogo, anche qui, da noi. Ognuno deve fare qualcosa per la pace”. E il suo contributo arriva proprio dalla scrittura, dalla narrazione come atto di resistenza e speranza.
    Chen ha detto di essere “Innamorato della letteratura italiana”, che ha scoperto prima in ebraico e che ora rilegge in lingua originale, sottolineando il suo amore per le storie, soprattutto quelle “poetiche, uscite da tempo ma sempre attuali”.
    Particolarmente significativo è il suo legame con l’adolescenza, età del primo amore, del primo bacio, che sente vicina e preziosa: “Ho lavorato molto con gli adolescenti, mi piace quella fase fragile e intensa della vita”. E nella sua ultima opera “Il grande frastuono” (Giuntina) i personaggi femminili – in particolare Gabriela, sua madre e sua nonna – vengono raccontati con estrema delicatezza, in un equilibrio narrativo che attraversa tre generazioni.
    “La letteratura è il luogo in cui posso lasciare tutti. Compio un viaggio libero, solitario, in cui incontro la vita reale. È il momento in cui comincia la narrazione” ha spiegato. È un atto di intimità e scoperta, che Chen ha scelto di condividere soprattutto attraverso le voci femminili. “Ho deciso di dedicarmi alle donne, alle scrittrici. Sono state per me il modo di parlare con una nuova voce, che mi permette di dire cose molto intime”.
    Non manca l’ironia quando Chen parla del suo doppio ruolo di autore e traduttore: “Il mio è un mestiere bellissimo. Per scrivere devo essere un po’ megalomane. Come traduttore il lavoro è più modesto, posso solo imparare: sono un “servo di due padroni”. E infine, una riflessione semplice e potente, che racchiude l’anima del suo lavoro: “Come ho capito con i miei protagonisti, la pace si comincia a casa”.

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