
È una mostra toccante e particolare quella inaugurata dall’ Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) al Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel di Gerusalemme. Intitolata “Rinascere dalle ceneri” (“Rising from the Ashes: Archeology in National Crisis”) l’esposizione evidenzia il ruolo straordinario, senza precedenti, degli esperti dell’IAA nel documentare il massacro del 7 ottobre causato dall’attacco di Hamas.
Gli archeologi, solitamente impegnati nell’interpretazione di siti antichi, si sono trovati a operare in circostanze per loro inusuali: hanno setacciato le macerie di kibbutz devastati, case bruciate, veicoli carbonizzati e il sito del festival musicale Nova. “Gli esperti che hanno sviluppato le proprie capacità e competenze per interpretare l’archeologia antica, hanno scavato tra le macerie di case distrutte. – ha spiegato la direttrice del progetto Leora Berry – Grazie alla loro competenza unica, sono stati in grado di vedere e identificare i pochi resti umani, restituendo così i volti, i nomi e la memoria di queste persone”.
Il loro meticoloso lavoro, in collaborazione con l’Idf, ha permesso di dare un senso al lutto delle famiglie, localizzando sedici persone scomparse di cui non si conosceva la sorte. Sono stati recuperati anche oggetti personali di valore, che hanno fornito prove cruciali sul destino dei loro proprietari.
Ad esempio, Stav Miles ha ricevuto gioielli di sua madre, Yona Fricker; anche la famiglia di Shani Gabay ha avuto prove certe della sua morte dopo che la sua collana con pendente è stata ritrovata proprio nel luogo in cui si ritiene sia stata uccisa.
Oltre a localizzare le persone scomparse, l’IAA, in collaborazione con il Ministero del Patrimonio e la Direzione Tekuma, ha avviato un progetto di documentazione nazionale. Questa iniziativa ha previsto la creazione di “Digital Twins” (“Gemelli digitali”) – modelli 3D dei siti devastati nelle comunità di confine – utilizzando tecnologie avanzate inizialmente sviluppate per documentare grandi siti archeologici antichi. Il progetto di documentazione mira a garantire che gli orrori del massacro del 7 ottobre rimangano impressi nella memoria collettiva della nazione e che le prove non vadano mai perse, anche quando le comunità di confine si riprenderanno e si ricostituiranno.
La mostra, riservata agli adulti e guidata da professionisti qualificati, utilizza narrazioni e contenuti multimediali per raccontare la tragedia con sensibilità. “Gli orrori del 7 ottobre rimarranno impressi nella nostra coscienza collettiva anche mentre la zona si ricostruisce e guarisce”. ha affermato l’IAA. L’iniziativa è stata elogiata anche sui social. Un utente ha commentato su X: “L’archeologia guarisce le ferite del 7 ottobre, potente”.
“E’ nostro dovere preservare, documentare e garantire la sopravvivenza della memoria degli episodi più difficili della nostra storia, dai quali dobbiamo crescere e imparare. – ha detto Eli Escusido, direttore dell’IAA – Il popolo ebraico ha sempre saputo rialzarsi dal dolore, anche dopo le distruzioni più gravi”.