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    Rebecca Affachiner: la donna che realizzò la prima bandiera israeliana a Gerusalemme

    Rebecca Affachiner fu una donna incredibile, appassionata, avventurosa, colta, cosmopolita e talentuosa. Una donna che visse una vita insolita per quei tempi. Siamo agli inizi del XX secolo, e Rebecca, ebrea osservante e sionista, viaggiò nel mondo completamente da sola senza un marito ne un compagno. Informandosi, leggendo e combattendo per i diritti degli ebrei e dei più deboli. A ricostruire la sua storia straordinaria è proprio la National Library of Israel.

     

    Rebecca nacque a Nesvizh, nell’attuale Bielorussia, nel 1884 da una famiglia sefardita. Suo padre Yitzchak lavorò come sarto fino a quando non emigrò a New York City nel 1888. Lì aprì un negozio di sartoria. Dopo essersi stabiliti a New York nel 1890, Rebecca ei suoi fratelli andarono alla scuola pubblica nel 1890, dove lei sviluppò sin da subito una passione per la lettura.  Divenne una abilissima scrittrice, e proprio grazie ai libri, riuscì a sviluppare un incredibile capacità oratoria. Decise successivamente di diventare assistente sociale iscrivendosi Corso serale per insegnanti presso il Jewish Theological Seminary nel dicembre 1904.

    Tante donne cominciarono ad abbracciare il mondo degli studi in quegli anni, ma fu Rebecca a diventare la prima donna a laureata alla JTS nel 1907. A partire dal 1908, Rebecca cominciò a prestare sostegno alle ragazze ebree svantaggiate di New York.

     

    Il 22 febbraio del 1912, dopo aver preso parte ad una riunione organizzata da Henrietta Szold per creare un’organizzazione sionista femminile, Rebecca fu coinvolta nella Federazione dei sionisti americani e, essendo più istruita della maggior parte delle sue coetanee, ricoprì rapidamente un ruolo centrale nel gruppo.

     

    Allo scoppio del primo conflitto mondiale, Affachiner si recò in Francia per sostenere il National Jewish Welfare Board, e per fornire supporto ai soldati ebrei.

     

    Qualche anno dopo, in America, fu coinvolta in una grande campagna sionista per convincere il presidente Harding ad accettare la Dichiarazione Balfour. Nel 1921, quando Chaim Weizman e Albert Einstein girarono l’America, durante una famosa missione per incoraggiare il sostegno al sionismo, Rebecca organizzò un evento con loro e raccolse circa $ 25.000 dalla sua comunità locale a Hartford, nel Connecticut.

    Prese parte a molte iniziative ebraiche e sioniste, riuscendo a ricoprire ruoli di prestigio in pochissimo tempo.  Durante gli anni ’20 e ’30, Rebecca viaggiò per tutto il mondo, in parte per svago, ma in parte per aiutare molti ebrei a comprendere dove trovare un luogo sicuro per vivere.

     

    Più tardi, viaggiando per l’Italia in vacanza, ebbe un’udienza con il Papa, organizzata tramite suoi amici cattolici e le fu persino concesso il privilegio di vedere rari manoscritti ebraici nella Biblioteca Vaticana. Successivamente Rebecca arrivò a Gerusalemme, e visitò alcune università appena nate.

     

    Al suo ritorno negli Stati Uniti, cominciò a tenere conferenze sulla Terra d’Israele. Alla fine degli anni ’20, Rebecca vide nel movimento sionista una grande opportunità per gli ebrei di creare la nuova patria ebraica, dopo secoli di diaspora.  Nel 1929 batté quattro candidati maschi e fu eletta delegata al Congresso mondiale sionista di Zurigo. Sebbene le mancassero i fondi per partecipare effettivamente, Rebecca continuò a essere molto coinvolta nelle attività sioniste. Lo stesso anno diventò direttrice dei servizi sociali per la comunità ebraica di lunga data di Norfolk, in Virginia, e lì fondò uno dei primi centri comunitari ebraici d’America. Fu una delle poche donne ebree a riuscire a diventare influente sia nel nord che nel sud dell’America.

     

    Nel gennaio 1934 decise di trasferirsi a Gerusalemme, lavorando con il dottor Henry Keller, come assistente sociale.

     

    All’alba della Shoah, si recò nell’Europa orientale, lavorando per incoraggiare l’immigrazione in Terra d’Israele. Fu nel 1939, che organizzò e pagò personalmente le spese per portare un gruppo di 20 giovani rumeni in Israele, a bordo di una delle ultime barche in fuga dall’Europa prima della guerra. Nonostante gli avvertimenti del governo americano di fuggire per mettersi in salvo, Rebecca rimase a Gerusalemme durante la Guerra d’indipendenza israeliana del 1948.

     

    “Non posso abbandonare le mie sorelle e i miei fratelli- disse ad un giornale locale all’epoca- Ho aspettato tutta la mia vita per vedere la rinascita di uno stato ebraico. Non ho intenzione di perdermelo”.

    Il 14 maggio 1948, dopo aver udito David Ben-Gurion dichiarare ufficialmente la nascita dello Stato d’Israele, Rebecca cucì e sventolò la prima bandiera d’Israele. In quel giorno, a Gerusalemme aveva colorato con dei pastelli delle strisce blu e una stella di David, inconsapevole che quel disegno sarebbe diventato il futuro manifesto dello stato ebraico.

     

    Per gli ultimi anni della sua vita, Rebecca sventolò quella stessa bandiera ogni giorno di Yom Atzmaut (giorno dell’indipendenza israeliana). Nel 2018, una sua amica donò la bandiera agli Archivi Ben-Gurion dell’Università Ben-Gurion del Negev.

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