
Donald Trump ha lanciato un’iniziativa senza precedenti: liberare tutti i 48 ostaggi, vivi e caduti, già nel primo giorno dell’accordo. In cambio, Israele dovrebbe scarcerare centinaia di terroristi condannati e migliaia di detenuti palestinesi. L’operazione “Merkavot Gidon B”, volta alla conquista di Gaza City, verrebbe interrotta e si aprirebbe un negoziato diretto, guidato personalmente dal presidente americano, con l’obiettivo di porre fine alla guerra. Durante le trattative, sottolinea il piano, non riprenderebbero i combattimenti.
A Gerusalemme la proposta viene valutata con estrema attenzione: «Israele la prende molto sul serio, ma Hamas probabilmente continuerà nella sua ostinazione», hanno fatto sapere fonti governative. Netanyahu, pur mantenendo prudenza pubblica, sa che il piano offre a Israele una legittimità strategica: se Hamas rifiutasse, il via libera a un’operazione massiccia dentro Gaza city diventerebbe inevitabile e giustificato agli occhi del mondo.
Trump stesso ha avvertito Hamas: «Questa è la mia ultima avvertenza. Non ce ne sarà un’altra». Non è la prima volta che il presidente minaccia l’organizzazione, ma questa volta l’ultimatum è accompagnato da una proposta concreta, definita dal coordinamento delle famiglie degli ostaggi «un’opportunità storica per riportare a casa tutti».
Hamas, però, resta diviso. In una dichiarazione ufficiale il movimento islamista ha affermato di «accogliere con favore ogni passo verso un cessate il fuoco» e di essere disposto a sedersi al tavolo, ma ha rilanciato le sue condizioni massime: liberazione di tutti i detenuti, ritiro totale di Israele e creazione immediata di un comitato palestinese indipendente. Una posizione che appare ben lontana dalle richieste israeliane, incentrate sul disarmo della Striscia, del mantenimento del controllo di sicurezza israeliano sulla striscia e la creazione di un’amministrazione civile alternativa .
Sul terreno, intanto, Israele continua a colpire con forza i grattacieli usati da Hamas nel cuore di Gaza City, preparando le condizioni per l’ingresso via terra. L’alternativa è ormai chiara: o Hamas accetta la proposta americana e consegna gli ostaggi, o si troverà ad affrontare la caduta della sua roccaforte e la sconfitta totale.
Mentre il movimento terroristico trasforma i prigionieri in merce di scambio, Israele ribadisce il proprio obiettivo: riportare a casa i suoi cittadini e garantire che il 7 ottobre non si ripeta mai più. L’ “ultima opportunità” è nelle mani di Hamas. Se sceglierà ancora la strada del rifiuto, dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze.