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    ISRAELE

    Nuove rivelazioni sulla caccia ai terroristi di Monaco ’72

    Una rete segreta di agenzie di intelligence occidentali fornì a Israele informazioni cruciali che permisero al Mossad di rintracciare ed eliminare esponenti palestinesi sospettati di terrorismo in Europa occidentale all’inizio degli anni ’70. È quanto rivela il The Guardian nella sua inchiesta basata su nuovi documenti declassificati e scoperti dalla storica Aviva Guttmann negli archivi svizzeri, che gettano nuova luce sull’ampiezza della cooperazione tra servizi segreti europei e israeliani dopo la strage delle Olimpiadi di Monaco del 1972.
    L’attacco, compiuto da militanti palestinesi del gruppo Settembre Nero, portò alla morte di undici atleti israeliani e innescò una vasta campagna di rappresaglia condotta dal Mossad, conosciuta come Operazione Ira di Dio, resa celebre anche dal film Munich di Steven Spielberg. Secondo quanto ricostruito dalla storica dell’intelligence Dr. Aviva Guttmann dell’Università di Aberystwyth, il sostegno occidentale alla campagna israeliana fu coordinato attraverso un sistema di comunicazione cifrata finora sconosciuto, nome in codice Kilowatt, attivo dal 1971. Questo circuito coinvolgeva 18 agenzie di intelligence, tra cui quelle di Israele, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania Ovest, Italia e Svizzera. Attraverso migliaia di cablogrammi, i servizi condivisero dettagli su spostamenti, basi logistiche, veicoli, identità di sospetti, tattiche delle organizzazioni armate palestinesi, e persino informazioni raccolte dopo gli attentati. In diversi casi, i governi coinvolti agirono senza l’autorizzazione dei rispettivi parlamenti, in una zona grigia giuridica che oggi solleverebbe un enorme scandalo.
    “All’inizio forse non era chiaro a tutti cosa stesse facendo Israele, ma con il tempo era impossibile ignorarlo. Eppure le informazioni continuavano ad arrivare”, ha dichiarato Guttmann.
    Fu proprio grazie a questi dati che il Mossad riuscì a colpire bersagli come Wael Zwaiter, accademico palestinese ucciso a Roma nel 1972 e ritenuto un tramite logistico per Settembre Nero, o Mahmoud al-Hamshari, rappresentante dell’OLP in Francia, fatto saltare in aria nel suo appartamento parigino. A seguire Mohamed Boudia, figura chiave nella pianificazione di attentati del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, fu individuato e ucciso a Parigi grazie a informazioni fornite dalle autorità svizzere dopo una perquisizione in un covo di Ginevra. In un altro caso rivelato dai documenti, fu l’MI5 britannico a fornire l’unica foto disponibile di Ali Hassan Salameh, leader di Settembre Nero. L’immagine fu utilizzata in una missione a Lillehammer, in Norvegia, dove però il Mossad uccise per errore un cameriere marocchino.
    Le rivelazioni di Guttmann saranno approfondite in un libro di prossima uscita.
    “Le relazioni internazionali tra servizi segreti restano completamente fuori dal radar della politica o dell’opinione pubblica. Anche adesso ci sono scambi di informazioni su cui non sappiamo assolutamente nulla” ha affermato la storica, che collega queste dinamiche alle attuali operazioni israeliane contro Hamas e Hezbollah. Nel contesto della guerra in corso a Gaza i metodi di guerra segreta non sembrano essere cambiati: tra le azioni attribuite a Israele figurano l’eliminazione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran e l’uccisione di comandanti di Hamas e Hezbollah tra Gaza, Beirut e il Libano meridionale. In una guerra che si gioca tanto sul campo quanto dietro le quinte dall’intelligence internazionale, la “guerra delle spie” degli anni ’70 sembra essere tutt’altro che conclusa.

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