Internet of Underwater Things, ossia Internet degli oggetti “sottomarini”: è questa la nuova frontiera della comunicazione figlia della sensoristica avanzata, della robotica e delle connessioni wireless (senza fili).
L’avventura è iniziata da tempo e l’Italia può già vantare risultati importanti con il progetto Archeosub. Co-finanziato dall’Agenzia europea Easme e portato avanti dall’Università Sapienza di Roma, dall’Università di Firenze, dallo spin-off Wsense (nel ruolo di coordinatore) e da Mdm, il progetto è sbarcato (letteralmente) in Israele dove è stato effettuato un importante test nell’ambito della roadmap che mira a portare sul mercato la prima piattaforma di comunicazione “subacquea” a servizio della comunità scientifica impegnata nelle attività di valorizzazione protezione e ispezione del patrimonio archeologico sottomarino.
Grazie alla collaborazione e al sostegno della Israel Antiquities Authority – l’Autorità governativa che si occupa della tutela del patrimonio archeologico del Paese nonché si promuovere attività di ricerca – il team italiano ha potuto sperimentare il funzionamento dell’innovativa piattaforma nelle acque dell’antico porto romano di Cesarea, a metà strada fra Tel Aviv e Haifa. Protagonista della missione il robot Zeno, equipaggiato di sensori e videocamera di ultimissima generazione nonché della piattaforma di geolocalizzazione – una sorta di Gps, a voler semplificare – sviluppata dal team italiano. Il robot e il Blue Lab Team – la squadra di esperti, composta di giovani scienziati ed esperti ricercatori – si sono immersi a profondità fra i due e gli otto metri per testare la tenuta del segnale e soprattutto per avviare sessioni di comunicazione in tempo reale fra le strumentazioni, inclusi tablet “impermeabili”. E per la prima volta è stata avviata anche una conversazione via “chat” – proprio come accade su Whatsapp – completamente gestita sott’acqua, un’applicazione del sistema che mira a mostrare le enormi potenzialità della piattaforma ad esempio in caso di gestione di emergenze e di situazioni di criticità.
Il test in Israele ha rappresentato una tappa importante della “missione” i cui risultati saranno fondamentali anche nell’ambito di numerosi progetti europei finanziati nell’ambito del Settimo Programma Quadro (Fp7) a partire da Sunrise che punta alla realizzazione di “autostrade” digitali sottomarine.