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    ISRAELE

    Le preoccupazioni sullo sviluppo dell’operazione a Gaza

    Davvero non c’è più bisogno di molte truppe a Gaza?
    C’è molta discussione sulla stampa e nella politica israeliana a proposito dell’andamento della guerra. Essa certo procede con grande eroismo da parte dei militari, che progressivamente e con grandi sacrifici mettono a nudo l’immensa diffusione della fortificazioni che Hamas ha costruito nel sottosuolo della Striscia e la notevole complicità della popolazione che continua a favorire i terroristi. Lo stato maggiore delle forze armate israeliane ha fatto numerose dichiarazioni ottimistiche, comunicando in sostanza che si poteva considerare conclusa la parte più massiccia dell’operazione nella parte settentrionale di Gaza e che presto una situazione analoga si sarebbe raggiunta al sud. A questa parole sono seguiti i fatti, con il ritorno in Israele di un numero consistente di soldati.

    Un’inchiesta sulle perdite di Hamas
    Ma, secondo le stime delle agenzie di intelligence statunitensi riportate da un articolo molto discusso del Wall Street Journal, dopo quasi 110 giorni di guerra, rispetto all’obiettivo dichiarato di eliminare fino all’ultimo terrorista di Hamas, l’esercito israeliano non ha raggiunto nemmeno la metà del percorso. Gli Stati Uniti stimano che prima del 7 ottobre Hamas avesse tra i 25 mila e i 30 mila terroristi (30 mila secondo Israele) inquadrati nei suoi reparti, oltre a migliaia di agenti di polizia e altre agenzie. Secondo le fonti citate dal giornale americano, le forze israeliane hanno liquidato tra il 20% e il 30% dei terroristi, cioè circa 9 mila uomini, 50 dei quali erano comandanti con un grado equivalente a quello di capitano negli eserciti occidentali o superiore. Fra l’altro si tratta di una quota molto consistente (oltre il 40%) delle morti totali a Gaza quotidianamente elencate da fonti vicine a Hamas. Le autorità israeliane stimano che circa 16 mila uomini di Hamas siano stati feriti, e che circa la metà di loro difficilmente potranno riprendere il combattimento. Gli Usa danno un giudizio meno ottimista, valutando i terroristi feriti intorno agli 11 mila e aggiungendo che probabilmente molti di loro potrebbero prima o poi essere schierati di nuovo in battaglia. Secondo la dottrina militare standard, un reparto che subisce una perdita del 25-30% dei suoi combattenti deve essere considerato incapace di combattimento. Tuttavia, Hamas, operando come forza irregolare impegnata in una guerra difensiva in un contesto urbano densamente popolato, rifiutando sistematicamente gli scontri frontali per praticare agguati, imboscate e lanci di missili e utilizzando a questo scopo la vasta rete di tunnel sotto Gaza, ha conservato la sua capacità di continuare a combattere, anche dopo che più della metà dei suoi membri sono stati colpiti. Il che si vede anche dalla cronaca, che riporta ogni giorno combattimenti anche in zone di Gaza dove l’esercito opera da molte settimane e che purtroppo continuano a provocare morti e feriti dalla parte di Israele.

    I terroristi riusciranno a riprendere il controllo al nord?
    Le stesse agenzie di intelligence americane stimano che Hamas disponga di munizioni sufficienti per continuare a combattere per mesi e che in alcune zone, come intorno a Rafah e al confine con l’Egitto dove oggi vivono circa due milioni di abitanti, Hamas sia ancora l’unica forza governativa e di polizia. La continuità operativa del gruppo terroristico è dimostrata dal prelievo di tasse e di buona parte dei rifornimenti che ancora i terroristi riescono a effettuare sugli aiuti internazionali, secondo molte testimonianze. Ci sono anche indizi consistenti che Hamas stia cercando di ristabilire il suo controllo nel nord della Striscia di Gaza, dove pure ingenti danni sono stati inflitti dagli attacchi aerei e dalle forze di terra israeliane. La settimana scorsa, Hamas ha lanciato una raffica di razzi su Israele da un’area centrale di Gaza che era stata recentemente occupata dalle forze israeliane. Ospedali e scuole del sud ancora celano magazzini d’armi e truppe che provano ogni tanto ad attaccare. Vi è molta preoccupazione, anche nelle forze armate, perché ad Hamas sia impedito di riprendere il controllo delle aree di Gaza settentrionale che potrebbero essere private del presidio militare, per ragioni di risparmio di uomini, di ridispiegamento, o per dare soddisfazioni alle pressioni internazionali. Parecchi osservatori hanno notato un rientro della popolazione di queste località che potrebbe mascherare quello dei terroristi.

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